5 profili, 5 percorsi che hanno in comune una meta e una data, Tokyo 23 luglio 2021.
5 storie da conoscere per scoprire quante cose ci possono essere dietro ad una qualifica olimpica, dietro ad un’aspirazione di medaglia. Chi sente addosso la pressione della stampa, ed è chiamato a ripetersi e obbligato al successo, per una gioia che, se raggiunta tende poi a trasformarsi in sollievo. Chi non ha nulla da perdere e per questo potrebbe anche vincere. Chi ha già raggiunto il suo obiettivo, e vista l’impresa compiuta si trova a poter sognare ancora più in grande. Chi vive seconde giovinezze, chi maturità precoci.
I 5 nuotatori che vale la pena scoprire come sono arrivati ai Giochi Olimpici di Tokyo.
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Un centesimo. Un centesimo, nel nuoto, è la distanza più piccola che possa definire una classifica. Più piccolo non c’è nulla. Di meno non si può. Quantificare nello spazio la misura di un centesimo, riuscire a visualizzarlo, è davvero difficile. Si tratta di centimetri, in alcuni casi forse nemmeno.
E allora come può essere che una cosa tanto sottile, tanto piccola, possa avere un peso tanto grande?
Il campione olimpico dei 50 stile libero maschili di Londra 2012, esattamente 4 anni più tardi, si è ritirato a causa proprio di un misero centesimo. Lo ha fatto perché il centesimo, per quanto piccolo, era bastato a creare la linea di confine tra quello che avrebbe potuto essere un successo e quello che invece, ai suoi occhi, era soltanto un fallimento.
Florent Manaudou è arrivato ai blocchi dei Giochi brasiliani con gli occhi del Mondo intero puntati sul suo perfetto corpo marmoreo. Lui, che nell’edizione precedente aveva recitato la parte dell’outsider, sorprendendo tutti da una corsia laterale, nella finale di Rio era il grande favorito, forte di un quadriennio da dominatore della velocità, ma anche sfiancato dall’attenzione mediatica che attirava fuori dall’acqua, un filo rosso che sembra definire nel complesso tutta la famiglia Manaudou.
Prima di partire per il Sudamerica lo aveva detto ai giornali: “Non so se avrò la forza per continuare, molto dipenderà dai risultati.”
Il risultato, poi, è stato l’argento olimpico, alle spalle di un infinito Anthony Ervin, al secondo successo in carriera, 16, lunghi, anni dopo aver conquistato il primo. Storie che si incrociano, destini che si sfiorano, il lieto fine per uno che diventa dramma sportivo per l’altro. Il viaggio di Florent Manaudou verso le Olimpiadi di Tokyo è iniziato lì, quando, il 12 agosto 2016, ha perso per un centesimo il titolo olimpico, decidendo di ritirarsi.
Pallamano. E’ stata questa la sua risposta, seguendo le orme del padre Jean-Luc che di questo sport aveva fatto un mestiere anni prima, Florent ha ripreso in mano la sua passione giovanile e, a 25 anni suonati, si è tesserato per la squadra dell’Aix en Provence, nella prima divisione francese.
Ma si sa, certi amori fanno giri immensi e poi ritornano.
A volte hanno bisogno di una pausa, altre volte di essere guardati da una nuova prospettiva, e altre ancora di essere semplicemente dimenticati, finché non tornano a bussare alla porta del nostro io più profondo.
In un “comeback” di Jordaniana memoria il colosso francese annuncia nel 2019 il proprio ritorno e come in un copione ben scritto si ritrova ai blocchi di partenza del Trofeo Settecolli di Roma che, grazie alla bellezza di una piscina senza tempo, ben si presta alle copertine dei giornali. L’obiettivo dichiarato è quello di partecipare alla nuovissima Lega professionista, quell’ISL che da lì a pochi mesi avrebbe fatto il suo debutto nel mondo del nuoto. In questo scenario, i Giochi di Tokyo erano ancora in fondo al rettilineo, vicini eppure distantissimi, in una strada che poi, Florent ha deciso di prendere di petto.
E allora ecco che l’edizione Giapponese dei Giochi porterà con sé un Manadou inedito, non più il fratellino di Laure che beffa tutti da underdog visto a Londra, e nemmeno il gigante abbattuto dal fato, che ha sofferto al punto di smettere, sul bordovasca di Rio. Il viaggio verso la sua terza olimpiade ha plasmato un Florent più maturo, consapevole di non portare più sul capo il peso della corona e che, per chiudere il cerchio, potrebbe persino riuscire ad avere il suo centesimo indietro.