OLIMPIADI DI TOKYO 2020
Una cerimonia sobria e composta. Questa è stata l’apertura ufficiale dei 32° Giochi Olimpici. Mentre fuori dallo Stadio Olimpico di Tokyo si manifestava per l’interruzione delle Olimpiadi, al suo interno è andato in scena uno spettacolo che, dal vivo, è stato riservato a pochi selezionati ospiti.
950, tra istituzioni e ospiti illustri, i presenti sugli spalti di un impianto che potrebbe ospitarne quasi 70 volte tanto. Uno stadio che richiama la forma di uno zero e che ha fatto proprio da termine del conto alla rovescia verso l’inizio della cerimonia giapponese.
Il racconto, che come tradizione da il via alle celebrazioni, non poteva che passare dalla narrazione dei gli ultimi mesi che hanno stravolto la vita del mondo intero. Le gradinate vuote, quasi mai inquadrate dalla regia, lasciano un senso di spaesamento colmato solo dai sorrisi degli atleti che sfilano dietro la bandiera dei loro Paesi, salutando questa volta le telecamere più che i presenti.
LA SFILATA DELLE NAZIONI
Molti i nuotatori che anno ricevuto l’onore e l’incarico di portare la bandiera, a partire da Cate Campbell (Australia) fino a Chad Le Clos (Sud Africa) e Yusra Mardini, a rappresentare la squadra degli atleti rifugiati.
Delegazioni più scarse di quanto siamo stati abituati a vedere nelle edizioni passate, con le regole anti-covid che hanno impedito a molti di poter essere presenti e il rischio di esposizione a ridosso delle gare che ha scoraggiato molti altri.
Speranza. E’ la parola utilizzare da Thomas Bach per descrivere questo momento riferendosi sia al periodo attraversato da tutto il globo negli ultimi anni sia a quando superato dal Giappone, colpito nel 2011 dal terribile terremoto e il conseguente tsunami di Fukushima. Il discorso del Presidente del CIO è letto da un palco a forma di ventaglio, simbolo di prosperità, da dove passa la parola all’Imperatore Giapponese, sugli spalti, che dichiara ufficialmente iniziati i Giochi.
LA FIAMMA DI OLIMPIA
La torcia olimpica attraversa lo Stadio passata di mano in mano da campioni dello sport a medici e infermieri, militanti di questa guerra al virus che il mondo sta ancora combattendo.
Attesa come sempre per conoscere il nome dell’ultimo tedoforo, tra i molti candidati spuntati fuori all’alba della cerimonia c’è anche quello di Ikee Rikako, nuotatrice nata e cresciuto proprio nella città ospitante e qualificatasi per i Giochi dopo aver sconfitto la leucemia. La scelta però ricade sulla tennista Naomi Osaka, mamma giapponese e padre haitiano, attualmente numero due del ranking mondiale, attivista per le cause civili contro il razzismo e simbolo della promozione per la salute mentale degli atleti professionisti.
Il braciere, che la 23enne Naomi accende nello Stadio silenzioso, rappresenta un ciliegio in fiore, ispirato, racconta il designer Tokujin Yoshioka proprio dai disegni fatti dai bambini sopravvissuti al disastro del 2011.
🚨 Drone appreciation post! 🚨
1,824 drones light up the sky above the Olympic Stadium as the #Tokyo2020 emblem seamlessly becomes a revolving globe. 😍🌏#StrongerTogether #OpeningCeremony pic.twitter.com/mcGteqdJ7n
— The Olympic Games (@Olympics) July 23, 2021
Su tutto, a togliere il fiato è stato un impressionante gioco di tempismo e maestria tecnica. Il volo di quasi duemila droni sopra lo Stadio che diventano prima il logo di Tokyo 2020 e poi un mappamondo tridimensionale. Un inno alla tecnologia, briciola, forse, di quello che sarebbe potuta essere la cerimonia se la pandemia non fosse mai esistita.
whatever your opinion on the #Olympics and #Tokyo2020 going ahead, this 1800 drone display is cool as f…. pic.twitter.com/0xqkFue86X
— Aurora Intel (@AuroraIntel) July 23, 2021
Drone light show in the sky.
Theme of #olympic opening ceremony is “United by emotion” pic.twitter.com/a9VXldQpyv— Selina Wang (@selinawangtv) July 23, 2021