“Ma Oggi Sono Contenta”- Benedetta Pilato È La Campionessa Che Non Meritiamo

(I sottotitoli che accompagneranno l’articolo sono versi della canzone “Contento” di Frah Quintale.)

 

Benedetta Pilato ha solo 19 anni, ma ha l’intelligenza emotiva di chi ha proprio poco da imparare.

 

Benedetta Pilato, alla sua seconda Olimpiade, è solo quarta nei 100 rana

Benedetta Pilato, a 19 anni, ottiene uno storico quarto posto olimpico nei 100 rana

 

toccando un centesimo dopo Mona McSharry

nuotando un ottimo 1:05.60

 

e perdendo così una medaglia per l’Italia. 

e toccando a pari merito con la primatista mondiale Lilly King.

 

E le prime parole che pronuncia davanti a tutta l’Italia sono
“Mi dispiace, ma queste sono lacrime di gioia, lo giuro!”

Come a doversi giustificare, nel caso in cui fosse arrivata in zona mista piangendo di dispiacere. Perchè secondo Benedetta non c’è da dispiacersi, perchè ieri, afferma 

“È stato il giorno più bello della mia vita”

Come puoi dire “Che bello” ? che “Il paradiso è già questo”?

Questa è la domanda che molti giornalisti e opinionisti si sono chiesti. 

Ma Benedetta sa quanto vale quel quarto posto. 

L’azzurra a 19 anni ha già conquistato tutti i titoli possibili, e ha l’onore, meritato, di essere tifata da tutta Italia per un podio. Forse è proprio per questo che la sua (auspicata?) delusione mancata fa tanto scalpore.

Benedetta con la sua forza ha dato fin troppo potere agli italiani, che forse hanno dimenticato tutti le vittorie precedenti. Forse non sanno che non era neanche la favorita. Perchè lei è una specialista dei 50. Forse non sanno che gareggiava contro cinque avversarie che non sono finite lì per caso, ma che possedevano tutte un primato personale al di sotto del suo. Forse non sanno che avevano già nuotato un tempo inferiore a 1:05.44. E che lei aveva nuotato quel tempo una sola volta, il mese scorso. O forse gli italiani erano in bagno durante quei 65 secondi, e non hanno visto che bella gara ha messo su questa ragazza

E riescono a vedere solo delusione.

Per poter deludere così tanti italiani la Pilato ha dovuto portarli a credere che lei fosse un robot. Ha dovuto vincere qualsiasi cosa. Solo per questo si è guadagnata l’onore di entrare nel cuore e nelle case di tanti italiani. E l’effetto collaterale è un dispiacere comune, che non può però essere l’onere che l’accompagna.

La vera domanda quindi è “Come fa una ragazza di 19 anni, alla sua seconda, ma prima vera Olimpiade, in finale, dopo un anno di cambiamenti radicali, ad essere delusa da un quarto posto olimpico? Come fa una ragazza che ha sfiorato il suo miglior tempo personale, in una vasca che abbiamo imparato a conoscere come più lenta del solito, a non pensare che sì, il paradiso è gia questo?”

Ma oggi io sono contenta

 

Quando sono caduto a terra, m’ha fatto male

Adesso vi chiedo di far lavorare un attimo la vostra corteccia temporale, e di recuperare il ricordo di Benedetta alle Olimpiadi di Tokyo 2021. Una ragazza sedicenne che ha guadagnato il pass per la sua prima Olimpiade. Il sogno di una vita. Camera di chiamata dei 100 rana, entra in vasca, corsia numero 5 per una delle migliori raniste a livello mondiale. Ai blocchi. Take your marks. Via. Ma quella ragazza di 16 anni alla sua prima Olimpiade viene squalificata.

In quell’occasione le lacrime di Benedetta erano lacrime tristi. Tuttavia l’allora sedicenne, era in lacrime prima di tutto perché non aveva realizzato una prestazione per cui essere soddisfatti. Sapeva di valere di più.

Sopra ad ogni ferita aperta, verso del sale

Benedetta però si mette subito al lavoro per curare quella ferita, versandoci sopra parole di conforto e verità.

“Torno con la consapevolezza di quello che valgo e con il sorriso”.” … Non sarà questo a cancellare la stagione magnifica appena finita, che porterò sempre nel cuore.”

Guarderò i tagli scomparire, cicatrizzare

Ci sono due categorie di campioni: gli alieni e gli esseri umani.
Questi ultimi sono forse i più affascinanti come ogni cosa che ci è lontana ma in qualche modo palpabile. Sono quei campioni che ogni tanto cadono, che si rialzano,  cadono ancora, che vincono per un centesimo e la gara dopo perdono per lo stesso centesimo. 

Questi atleti devono combattere contro il proprio dolore sporco , quello che ti dice “non solo non hai ottenuto l’obiettivo in questo momento, ma non sei proprio all’altezza, e mai lo sarai”
Non tutti riescono a superare questi momenti. Benedetta però è una di questi.

E poi ci sono i campioni che vengono dallo spazio, e non sono mai soddisfatti, spesso a meno di un record del mondo.

Ma tali alieni diventano campioni solo nel momento in cui smettono di pretendere solo, ma imparano anche a darsi una pacca sulla spalla.

Caeleb Dressel e Simone Manuel ci hanno insegnato che a volte è necessario imparare a nuotare piano per andare più forte.
E questo non perché Benedetta abbia nuotato piano ,tutt’altro.
ma perchè loro, che di esperienza ne hanno di più, soprattutto sul podio olimpico, ci sono passati.
Questi campioni hanno passato anni a farsi le stesse domande che abbiamo sentito fare dai giornalisti alla Pilato. Queste stesse domande se le ponevano loro stessi
“Sei arrivato terzo, come fai a essere contento?” 

E hanno reagito allenandosi sempre di più,sempre più duramente, senza darsi mai un attimo di tregua, senza dedicare mai un momento per dirsi “Ok, però stai andando bene. Sei forte”
E queste domande hanno continuato a tormentarli, finché sono arrivati al limite
“Non hai fatto il record del mondo, sei arrivato primo, ma non hai fatto il record del mondo, sei un fallimento”
Quasi a precedere la delusione del giornalista di turno o degli appassionati di nuoto.
Questi pensieri hanno portato due dei migliori nuotatori del mondo a smettere di nuotare.

La luce in fondo al tunnel, e ricomincio a correre, e vado sempre più forte…

Avete visto Dressel piangere quando non è entrato nella selezione che avrebbe disputato i 100 stile individuali? Sì, di gioia.

Avete visto Adam Peaty piangere dopo l’argento conquistato con un tempo di 2.5 più lento del suo record del mondo? Sì, di gioia.

Questi alieni hanno visto il buio, e hanno imparato a darsi quella pacca sulla spalla. E sempre più forti, sono tornati ai piedi, se non in cima al monte Olimpo.

Le Olimpiadi non sono per tutti. Sono per chi sa godersi a pieno l’esperienza di unione di popoli e di un paese, e sa trarne il meglio.
E Benedetta l’ha fatto alla grande.

Dopo la delusione di Tokyo ha ricominciato a correre, e ad andare più forte.
Benedetta è la nostra nota positiva della giornata. Quarto Posto Olimpico.  Seconda prestazione di sempre nei 100 rana italiani.
E un sorriso di chi sa cosa ha realizzato. 

Ritornerò a starci dentro, perché ogni cosa ha il suo tempo

Certo a un passo dal coronamento di un sogno è impossibile non essere dispiaciuti. Ed è ovvio che Benedetta Pilato lo sia.

Il vero campione è consapevole di poter e dover abbattere i propri limiti. Altrimenti non sarebbe nemmeno lì! Altrimenti penserebbe “Ok, il paradiso è già questo. Non serve più che mi alleni per arrivare più in alto”

Ma quel centesimo che per molti è stato simbolo di delusione, di attimo così breve eppure così lontano, che ci ha separato dall’ennesima gioia olimpica, 

Ma oggi io sono contenta

per lei (e dovrebbe esserlo anche per noi) rappresenta un centesimo di secondo verso l’Olimpo.

Quella medaglia di legno che ha condotto molti atleti a pensare “Non sono all’altezza di un podio olimpico”,

Ma oggi io sono contenta

per lei ha rappresentato la conferma che “Cavolo, sono a un solo centesimo str***o dal podio olimpico!” 

Benedetta è a un solo centesimo dal podio olimpico.

Benedetta ci ha insegnato forse più di tutti come i campioni siano anche degli esseri umani. Eppure la felicità dopo un quarto posto olimpico pare incredibile. Ma non in senso negativo, quasi come se ci fosse qualcosa che non quadra. Quasi come fosse lei quella non umana. Lei che sempre trasparente e solare ha dimostrato di credere in se stessa ma di riconoscere i propri limiti. Sapersi rimproverare, ma saper ringraziaresi. Ed ecco che torna l’antica Grecia, intrinseca ai Giochi Olimpici: agire nel momento giusto sempre con la giusta misura.

Benedetta è simbolo di quello sport che non è soltanto sicurezza di sé ai confini della tracotanza. È uno sport umano, che entra a contatto con la gente. Benedetta non è solo la primatista del mondo dei 50 rana. Benedetta è la ragazza fuori sede di 19 anni che puoi trovare alle Panche di Torino. È essere umano tramutato in campione. A 360 gradi.

Come ha detto anche Summer McIntosh nel podcast Underwater “Quando sono in allenamento penso a ogni task che devo fare una per volta. Fuori sono sempre un atleta certo, ma sono fuori alla piscina. E sono una normale adolescente qualunque, tra TikTok, uscite con amici e relax.”

Il trucco sta nel prendersi il tempo giusto per pensare ai propri obiettivi. Concedersi giuste e meritate pause fuori da tutto. Congratularsi con se stessi quando ce n’è bisogno, essere critici quando ce n’è bisogno.

L’impressione è che queste due ragazze classe 2005 e 2006 ci abbiano dato più lezioni sulla vita di chiunque altro.

Le parole di Pilato entrano in risonanza con un’altra campionessa sportiva che l’Italia ha il privilegio di poter chiamare connazionale.

Spolverate la vostra amigdala e riportatela a meno di un mese fa. Questa frase risuona nelle televisioni:

“Mi devo ricordare che oggi è comunque una bella giornata “

“Oggi sono in finale a Wimbledon”

Con queste parole la tennista Jasmine Paolini commenta , a caldo, la sua sconfitta in finale nel torneo più prestigioso del suo sport. Con un sorriso, e un po’ di amaro in bocca certo, ma con il sorriso.

Paolini e Pilato hanno perso a Wimbledon e alle Olimpiadi. Ma per poter perdere devono dire di aver guadagnato un ottavo di finale, una qualifica Olimpica, due semifinali e due finali. Ed è giusto che possano cantare:

Oggi io sono contenta

In This Story

2
Leave a Reply

Subscribe
Notify of

2 Comments
newest
oldest most voted
Inline Feedbacks
View all comments
peritas
3 months ago

Bell’articolo!

Stefano
3 months ago

Bell’articolo, forse la gente “normale” dimentica che già il “solo ” qualificarsi per un olimpiade è già di per sé un successo, pensiamo a quante migliaia di atleti non ce l’hanno fatta