POV: È Finita Un’Era Olimpica.

Sono le 11:00 del 28 Luglio 2024.

Sei sul divano con in mano il telecomando della tv.

Lo schermo inquadra la Paris La Defense Arena: sono iniziati i giochi olimpici di Parigi 2024.

È già il secondo giorno di gare e sul blocco salgono i partecipanti dei 400 misti maschili.

Prima batteria, niente. Aspetti.

Seconda batteria, ancora niente. Terza, quarta.

E aspetti ancora, finchè le batterie finiscono e inizia la consapevolezza che non vedrai più quella testa pelata ungherese nuotare le 8 vasche più faticose del mondo.

Lazslo Cseh non nuoterà a Parigi, nè a nessun’altra Olimpiade.

E la stessa cosa succede poco dopo, quei 100 rana donne, sempre pieni di drama: Yulia Efimova stavolta non contriburà in nessun modo.

Nella stessa mattina sarai lì a soffrire più di quanto abbia fatto finora, perchè manca lei, la diva, la divina. Lo sai già che gli occhialini al chiodo sono stati appesi, eppure è una sensazione diversa vederlo davanti agli occhi: nelle batterie dei 200 stile libero, per la prima volta in 20 anni, non leggi il nome di Federica Pellegrini.

Per quel giorno può bastare.

Tuttavia nei giorni successivi dovrai confrontarti con l’assenza di altre leggende, che ormai pensavi fossero intrinseche ai Giochi stessi, come Katinka Hosszu, Cate Campbell o Mireia Belmonte Garcia.

L’IRON LADY KATINKA HOSSZU 

“La gara è l’occasione per allenarsi con alcuni dei migliori atleti al mondo. Tutto gira attorno alla gara e alla performance”

Eccome se ha gareggiato Katinka Hosszu

Cinque Olimpiadi. E ci ha provato l’Iron Lady a far scattare a sei il contatore delle sue partecipazioni olimpiche, ma purtroppo ha mancato il traguardo, raggiungendo i personali stagionali nei 200 misti e nei 400 misti, lontani però rispettivamente 3 e 4 secondi dal limite olimpico.

Ma facciamo un salto indietro nel tempo. Siamo a Rio nel 2016. 31esima edizione delle Olimpiadi.

Alla terza giornata di gare, Katinka ha già al collo la medaglia d’oro per i 400 misti, con tanto di (allora) record del mondo. Record che è rimasto in piedi per 7 anni, finchè non è arrivata (forse) una nuova Iron Lady: Summer Macintosh. 

Siamo quindi alla terza giornata. Durante il mattino la Hosszu si è qualificata facilmente nei 200 misti. 

Arriva la sera, precisamente le 21.30: finale dei 100 dorso femminili. Ai blocchi, take your marks, via. 58.45 e secondo oro per l’ungherese.

Sarà finita qui, direbbe qualunque persona con buon senso, ma che non conosce l’Iron Lady. 

Non è così. Dopo solo un’ora infatti, alle 22:36 Katinka Hosszu è di nuovo sui blocchi, questa volta per la semifinale dei 200 misti. Inutile dire che il passagio in finale c’è, e il giorno dopo, seppur dovendo rinunciare ai 200 farfalla (perchè vabene giocare a partecipare a tutto ai Mondiali, ma alle Olimpiadi bisogna vincere), arriva anche il terzo oro, proprio nei 200 misti, con record olimpico incluso.

Per non farsi mancare nulla, la nostra Iron Lady conquista anche, come ciliegina sulla torta d’alloro, un argento nei 200 dorso, alle spalle della sola Maya Di Rado, che la priva del poker di ori per soli 6 centesimi.

Quanto ci mancherà vedere Katinka Hosszu da 1 a 3 ori olimpici e 1 argento in una sola edizione?

LA DIVINA FEDERICA PELLEGRINI

“Io sono nata competitiva. Non è che io voglia proprio vincere, è che non voglio perdere, perché non mi piace per niente.”

Forse le sue avventure ai giochi non sono sempre state soddisfacenti, quasi maledette dopo l’argneto di Atene e l’oro di Pechino, ma la portabandiere dell’Italia a Rio 2016 si è sempre rialzata, e con orgoglio ha dimostrato a tutti che no, lei non ci sta a perdere.

E se perde, lo fa battendo comunque qualche record. Settimo posto nei 200 stile delle nuove stelle australiane alle Olimpiadi di Tokyo 2021, eppure l’ultima perla olimpica che Federica ci ha lasciato è comunque un record.

Unica nuotatrice insieme a Michael Phelps ad aver preso parte a 5 finali olimpiche nello stesso evento: per Michael erano i 200 farfalla, per lei i 200 stile libero.

Adesso spiegatemi, dove lo troviamo il coraggio di guardare quei 200 stile a Parigi? Vero, sarà probabilmente una delle gare più avvincenti dei Giochi, ma lei non ci sarà. Per 20 anni le nuotatrici che ambivano ad un posto in finale in questa gara dovevano partire dal presupposto che i blocchi a disposizione sarebbero stati sette, non otto. Per 20 anni, per cinque edizioni a cinque cerchi, uno dei blocchi di partenza nella finale dei 200 stile libero è stato sempre destinato alla divina, Federica Pellegrini.

Quest’anno allora le stileliberiste avranno un regalo, quel posto sarà libero, e noi dovremo farci forza e asciugare le lacrime: questa è la prima Olimpiade senza una delle più grandi atlete italiane di tutti i tempi.

L’ETERNO SECONDO LASZLO CSEH

“Forse se non ci fosse stato nessun Phelps e Lochte, non sarei stato così forte. Mi hanno spinto ad essere più veloce.”

Sarà che Lazslo Cseh rappresentava l’ultimo tassello rimasto di quello storico triumvirato di rivalità, formato dagli altri due fenomeni statiunitensi Michael Phelps e Ryan Lochte; o sarà che, sebbene non riesca a definirsi neanche lui a prescindere dagli altri due, è stato uno degli atleti più forti di questa generazione, ma non vedere la sua cuff…anzi la sua testa ai blocchi di partenza sarà un bel trauma.

6 medaglie olimpiche, sempre al loro fianco, presente in quasi tutte le finali dei 200 farfalla,200 misti e 400 misti dal 2004 al 2020. Cinque Olimpiadi.

Certo, dei Giochi senza gli altri due li abbiamo già affrontati, e forse è vero che Lazslo senza Phelps e senza Lochte non è stato più Laszlo, ma come con Federica Pellegrini, non sentire più lo speaker pronunciare il suo nome sarà tutto un altro effetto.

E papà, mi dispiace, non potrò più fare finta di ridere quando vedendo la finale dei 200 misti maschili esclamavi “OH, menomale che Lazslo c’è”

DOLPHIN #665 CATE CAMPBELL

“Il mio lavoro non è fare la storia. Il mio lavoro è andare là fuori e fare del mio meglio.”

L’atleta più titolata di questo articolo, nonchè la seconda più titolata d’Australia. 4 ori olimpici, 1 argento e 3 bronzi. Capace di vincere l’ultima medaglia olimpica a distanza di tredici anni dalla prima. Ci sono intere generazioni di ragazzə che sono cresciutə insieme alle vittorie di Cate Campbell.

Pensa, hai 10 anni, ed è Estate. Quell’estate che segnerà l’inizio della tua adolescenza, l’ultima vera estate da bambino. Si dà il caso che sia anche l’Estate dei Giochi Olimpici. I giochi dei record, le Olimpiadi di Pechino 2008. 

La maggior parte dei tuoi compagni di nuoto sono troppo concentrati sulle 8 medaglie d’oro vinte dallo squalo di Baltimora (e come dar loro torto), ma tu no, noti qualcuno sul podio, di fianco a Britta Stephen e a Dara Torres. La statiunitense ha più del doppio della sua età, 41 anni contro 16 anni, un passaggio di testimone insomma. Un segno delle stelle, dato che quella 16enne è destinata a diventare insieme a Dara Torres la nuotatrice più medagliata nelle staffette alle Olimpiadi.

Cate Campbell ha solo sei anni più di te, e la vedi già come fonte d’ispirazione.

Sarà bronzo anche nella staffetta 4×100 stile libero.

Salto avanti nel tempo, ora di anni nei hai 14, e hai appena finito il primo anno di liceo. Cate ha 20 anni e conquista il primo oro olimpico in carriera: nuota la seconda frazione della staffetta 4×100 stile libero.

Rio 2016, l’Estate dei tuoi 18 anni. Hai appena preso la patente e i tuoi amici vorrebbero andare al mare, ma tu non puoi perchè La Dolphin numero 665 è ai blocchi di partenza. 

Cate prende parte anche alla staffetta 4×100 mista, che vince l’argento ed è ancora oro nella 4×100 stile libero. Siamo a 5 medaglie olimpiche a 24 anni.

Poi arriva Tokyo, è il 25 luglio 2021,  hai 23 anni, hai finito la tesi in tempo soltanto per poterti godere la quarta olimpiade dell’australiana. E lei non delude. Questa è la rassegna più di successo della sua carriera: 2 ori nelle staffette 4×100 sitle e 4×100 mista, che vince da protagonista, recuperando con la sua frazione da 52.11 i 25 centesimi che le separavano dalle americane. Un record del mondo e un record olimpico. Ormai è normale amministrazione.

Per questo forse, ora che di anni ne hai 27, e che Cate Cambell ne ha 33, ti si stringe il cuore a sapere che non parteciperà alla sia quinta Olimpiade. Lei che ti ha accompagnato letteralmente dalle elementari fino al tuo primo lavoro, non sarà lì a farti compagnia con le sue magiche frazioni nelle torride giornate di agosto parigine. 

Non solo, la Campbell, vittima dei feroci trials australiani, ha annunciato il ritiro. Per anni siamo stati noi a farle da cheerleader, ma come ha detto lei stessa ora è il suo turno di entrare nella “cheerleading era”.

MISS MIREIA BELMONTE GARCIA e LA CONTROVERSA YULIYA EFIMOVA

Altre due atlete con una carriera olimpica durata 13 anni. Il nome Mireia Belmonte Garcia non mi è mai uscito dalla testa. Forse per il suo nome lungo e calofonico, forse perchè l’ho conosciuta con i suoi primi successi nei 200 farfalla, gara che avevo appena imparato ad amare. La miglior nuotatrice che la Spagna abbia avuto negli ultimi 20 anni non è riuscita a qualificarsi per la sua quinta Olimpiade, mancando il tempo nei 400 e 200 stile libero. 

Un’atleta che è stata in grado partecipare nella sua avventura olimpica nei 200 rana, 200 farfalla, 200 e 400 misti, 400, 800 e 1500 stile libero. Ma Belmonte non ha solo partecipato, ha vinto anche, raggiungeno la cima dell’Olimpo alle Olimpiadi del 2012, con due argenti nei 200 farfalla e negli 800 stile, e un oro sempre nei 200 farfalla accompagnato dal bronzo nei 400 misti alle Olimpiadi di Rio 2016. 

L’atleta più versatile che abbiamo potuto ammirare finora, che non vedremo più tra le corsie di una piscina a cinque cerchi.

Indimenticabile quanto controversa è invece la nostalgia che ci farà venire Yuliya Efimova quando non si presenterà ai blocchi di partenza a Parigi 2024. 

Tra storie di doping e dissing con Lilly King infatti c’è soprattutto un’incredibile eredità sportiva lasciataci dalla nuotatrice russa.

Quasi a redimersi dagli errori del passato infatti, Yuliya Efimova è stata l’unica nuotatrice russa ad aver richiesto lo stato neutrale per poter partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. Dopo due argenti e un bronzo olimpico però, l’ex detentrice del record del mondo nei 50 rana, non è riuscita a qualificarsi per la sua quinta Olimpiade. 

Si aggiunge anche lei allora alla lsta di nuotatori che dovanno pagarci i danni morali. L’unica consolazione è che nella rana mondiale potremo vedere la sua quasi-ononima estone, la 16enne Eneli Jefimova.

Chiusa una porta, si apre un portone.

Chiusa un’era (e che era era), se ne apre un’altra. Senza dimenticare di cullarci ancora con i ricordi di medaglie e di gare di queste leggende,  cui nostalgia ci pervade, e di procurarci una bella scatola di fazzoletti all’alba del 27 Luglio, diamo uno sguardo al presente. Nel mondo è pieno di ragazzi che purtroppo non sono riusciti a vedere coi propri occhi le imprese di Campbell, Pellegrini, Cseh, Hosszu,Mireia e Efimova. Esattamente come io non sono riuscita ad ammirare atleti come Matt Biondi, Domenico Fioravanti o Ian Thorpe. Tuttavia questo non significa che non abbia potuto godere di altrettante leggende, che sono riuscite a intrattenerci e a superare ancora più limiti di quanti ne abbiano superati gli idoli del passato. Guardando al presente, e al futuro dunque, la prospettiva è sorprendentemente eccitante, e non ho dubbi che tra qualche anno dovrò rimettermi  al computer per scrivere, tra le lacrime, di altri addii al mondo olimpico da parte di leggende, che ,forse, devono ancora nascere.

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