L’ex medagliato olimpico ungherese Tamas Kenderesi ha definito la sua squalifica di quattro anni per doping una “vergogna per l’Ungheria” dopo che il suo ricorso è stato definitivamente respinto dalla Corte Arbitrale dello Sport (CAS). Il 28enne, che ha sempre sostenuto la propria innocenza, si è espresso pubblicamente dopo la decisione del tribunale, giunta il 27 febbraio, a seguito di tre rinvii dell’udienza d’appello.
Un incubo giudiziario per l’atleta ungherese
Intervenendo in un’intervista all’emittente ungherese HírTV, Kenderesi ha raccontato l’angoscia vissuta durante questa vicenda giudiziaria, ribadendo di non aver mai fatto uso di sostanze dopanti e di essere sempre stato attento ai farmaci assunti.
“Sono stato tolto dalla mia vita quotidiana e dalla competizione di un atleta di alto livello. Ho vissuto un incubo incomprensibile. So di non aver fatto nulla di illecito, ho sempre monitorato cosa assumevo. In passato ho persino contattato Ágnes Tiszeker, direttrice dell’Agenzia Antidoping Ungherese, per chiedere chiarimenti su alcuni farmaci, e lei mi ha sempre aiutato. Nonostante ciò, mi ritrovo in una situazione in cui nessuno si cura di cosa mi accadrà, mentre la mia carriera è in gioco”, ha dichiarato l’atleta.
Kenderesi ha poi espresso indignazione per la durata della squalifica, ritenendola sproporzionata: “Una squalifica di quattro anni, il massimo previsto, per una presunta prima violazione è una vergogna per l’Ungheria.”
Le accuse e la difesa: un errore amministrativo?
Nel 2023, Kenderesi aveva annunciato di essere stato accusato di doping a causa di presunte anomalie nel suo passaporto biologico, il sistema antidoping che monitora nel tempo le variazioni ematiche degli atleti per identificare possibili pratiche illecite. Le discrepanze riguardavano campioni di sangue prelevati nel 2017 e nel 2022.
L’ungherese ha affermato che nel 2017 aveva donato sangue, ma che questa procedura era stata erroneamente registrata come una trasfusione, un fattore che avrebbe potuto contribuire a generare il sospetto di una manipolazione del sangue. Tuttavia, la sua difesa non è stata sufficiente a ribaltare il verdetto del CAS.
Un futuro incerto tra giustizia sportiva ed europea
Il respingimento dell’appello arriva in un momento critico per la giustizia sportiva europea. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha recentemente espresso la volontà di rivedere il ruolo del CAS come massima autorità giudicante per le dispute tra atleti e organizzazioni sportive, sollevando interrogativi sulla possibilità di una futura riforma del sistema attuale.
La carriera di Kenderesi: dal bronzo olimpico alla squalifica
Prima della squalifica, Kenderesi aveva ottenuto risultati di rilievo nel panorama internazionale del 200 farfalla. Tra i suoi traguardi più importanti:
- Bronzo olimpico a Rio 2016
- Finalista ai Giochi di Tokyo 2021 (4° posto)
- Argento agli Europei di Glasgow 2018
- Bronzo agli Europei di Londra 2016, Copenaghen 2017 (vasca corta) e Budapest 2020
Con la squalifica in vigore fino al 2027, il futuro sportivo dell’ungherese rimane altamente incerto. La sua carriera, un tempo in ascesa, appare ora segnata da una vicenda che, secondo le sue parole, lo ha privato ingiustamente della possibilità di continuare a competere ai massimi livelli.