Il Potere Della Competizione: Quando Jason Lezak Scrisse La Storia

Giusy Cisale
by Giusy Cisale 0

October 17th, 2019 Italia

Jason Lezak è oggi il manager della squadra ISL Cali Condors.

Nel 2008 scrisse una pagina di storia del nuoto e mostrò al mondo cosa può fare il potere della competizione.

Volete la pelle d’oca?

Guardate il video della finale della staffetta maschile 4×100 stile libero delle Olimpiadi di Pechino cliccando qui (video posted by Olympic)

Quando Jason Lezak si tuffò in acqua l’11 agosto 2008, per quella finale era inconcepibile che lui e gli americani potessero vincere. I personali di ognuno dicevano semplicemente che non era matematicamente possibile.

Appena Lezak emerse dalla subacquea aveva uno svantaggio pari alla lunghezza del suo corpo.

La Francia aveva il loro asso, Alain Bernard, detentore del record mondiale nei 100m stile libero.

Ed era un vantaggio. Un  grande  vantaggio.

Ma poi in qualche modo, è accaduto l’impossibile.

IMPOSTAZIONE DELLA SCENA: PECHINO 2008

Il team francese, essendo ancorato da Bernard, si era qualificato con il miglior tempo. Erano i favoriti indiscussi. Non solo per vincere, ma per dominare . Sulla carta, quando i tempi migliori sono stati confrontati, l’America non era nemmeno vicina.

Bernard dichiarò: “Gli americani? Li andiamo a distruggere. Questo è quello che siamo venuti a fare qua”.

Dal 2000 in poi la staffetta americana aveva perso la sua competitività.

Ora però c’era un certo Michael Phelps che voleva infrangere il record di Mark Spitz di sette medaglie d’oro  in una singola Olimpiade. Gli mancava l’oro nella staffetta per battere il record di Spitz.

Gli americani erano in corsia cinque, i francesi in corsia quattro, e in corsia sette, il Sud Africa.

Il Sud Africa aveva gli stessi staffettisti che quattro anni prima, ad Atene avevano vinto l’oro olimpico con record del mondo.

In quella finale vi erano 12 primatisti mondiali in tutto.

Va da sé che l’atmosfera era tesa nel Water Cube.

E come la prima ondata di nuotatori si tuffa, le cose andarono come previsto.

Phelps aveva battuto il record americano nei 100 stile libero. Eamon Sullivan dell’Australia sarebbe sceso sotto il record del mondo sulla sua frazione, dando gli australiani il margine di vantaggio.

Sulla terza frazione, il francese Fred Bousquet, che aveva registrato la frazione più veloce nella storia durante le eliminatorie con un 46.6, diede un comodo vantaggio ai francesi.

In piedi sui blocchi, Bernard e Lezak, che all’età di 32 anni era il nuotatore più vecchio del team americano a Pechino.

Ultimi frazionisti.

Il vantaggio di Bernard aumentò, i francesi iniziarono a cucirsi addosso la medaglia d’oro.

POI ACCADDE LA MAGIA.

Lezak esegue una virata prepotente, quando riemerge era sul fianco di Bernard, gli occhi fissi sul francese. Mentre passavano 75m, Bernard, iniziò a perdere colpi.

Agli 85m, Lezak si aspettava di morire, ma poi dichiarò in seguito che sentì un’adrenalina che “Non avevo mai sentito prima”.

Alle bandierine era impossibile distinguere chi fosse avanti. Toccano il muro.

Oro per gli USA.

Per otto centesimi di secondo.

La frazione di Lezak?

Un altro mondo  46.06. La frazione più veloce della storia.

Abbassò il suo personale in staffetta di 1,3 secondi, quasi due secondi sulla gara individuale.

Per sua stessa ammissione, non era pieno di fiducia prima o anche durante la gara.

“Ho avuto un sacco di pensieri negativi durante la gara,” ha detto Lezak più tardi. “Io davvero non credevo che sarei stato in grado di prenderlo.”

Come ha fatto?

Il potere della competizione .

IL POTERE DELLA COMPETIZIONE

Tutti abbiamo sperimentato la scarica di adrenalina che viene quando andiamo in gara al nostro meglio.

Il tempo che Lezak ha realizzato a Pechino è stato semplicemente assurdo.

Lezak ha gareggiato non risparmiando nulla per la finitura, nuotando un tempo che non era nemmeno vicino al suo personale.

COMPETIZIONE SANA VS MALSANA

La parola “competitivo” è spesso vista negativamente.

Il pensiero di competere al meglio a volte è evitato perché non vogliamo apparire avidi o narcisisti.

Gli stereotipi negativi intorno alla competizione sono legati a ciò che la competizione malsana porta:

  • Il nuotatore che non stringe la mano dopo una gara;
  • Un genitore che rimprovera il figlio di 11 anni che perde;
  • Il compagno di squadra che gareggia solo per se stesso.

Per fortuna,  cattivi comportamenti come questi portano naturalmente all’ isolamento.

Nessuno vuole uscire con il nuotatore che è costantemente in competizione anche sulle cose che non contano, che si tratti di chi finisce il pasto prima o un gioco da tavolo tra le sessioni in una gara di nuoto.

Questi tipi di azioni non sono sostenibili nel lungo termine.

La sana competizione.

La sana competizione  comprende il rispetto per le regole dello sport, il rispetto per gli avversari, e un desiderio incessante di dare il meglio.

I nuotatori competitivi non vogliono vedere fallire gli altri per emergere.

LA COMPETIZIONE È UNA PARTE NORMALE DELLA VITA E DEL NOSTRO SPORT.

Nuoto=competere.

Se sei in piscina scegli di competere.

Competi ogni giorno con te stesso per terminare l’allenamento.

Lo fai con te stesso per superarti in ciò che hai fatto ieri. C’è sfida tutti i giorni per fare meglio, fare di più, essere il migliore nuotatore che puoi tirare fuori da te stesso.

 

DI Olivier Poirier-Leroy.

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 GIUSY  CISALE A law graduate, and attorney for 15 years while devoting herself to running her swimming-focused blog, Scent of Chlorine. In 2015, she collaborated with Italian swimming news websites before joining SwimSwam in 2017. She loves swimming from every point of view and in 2016  became an official of the Italian …

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