Ci siamo.
Una nuova stagione è lì che ci aspetta.
Dovremmo avvicinarci ad essa con ottimismo, con la voglia di fare meglio della precedente. Qualcosa però dentro di noi ci frena. Tendiamo ad avere pensieri rivolti più a ciò che non abbiamo fatto che a quello che ci aspetta.
Ecco alcuni pensieri negativi comuni che si dovrebbero combattere per iniziare la nuova stagione nel modo giusto.
1. QUANTO TEMPO È PASSATO DALL’ULTIMA VOLTA.
Anche se l’ultima volta che ti sei allenato risale a maggio o anche a febbraio, sappi che non sei l’unico.
E’ inutile arrivare in piscina e continuare a ripetere “Non scendo in acqua da cinque mesi”. Sii propositivo e goditi il tuo ritorno agli allenamenti.
2. IL PRIMO GIORNO SARA’ TERRIBILE.
Vi sbagliate. A meno che il vostro allenatore non sia un sergente della marina militare, il primo giorno non sarà terribile.
E’ il primo giorno per tutti e l’allenatore meglio di chiunque altro è ben consapevole che ha davanti persone fuori allenamento.
I primi giorni saranno orientati verso la tecnica e programmati per avviare lentamente il processo di costruzione della resistenza.
Proprio per questo motivo è importante non saltare nessun allenamento all’inizio della stagione.
3. LA VOSTRA SENSAZIONE (O LA SUA ASSENZA) IN ACQUA.
Sì, quando si sta fermi per un pò di tempo si perde la sensibilità per l’acqua. Ma, ritornerà quasi immediatamente!
Il primo giorno vi sembrerà di sbracciare un po’ a casaccio. Farete più fatica, ma il corpo si adatterà di nuovo agli allenamenti quotidiani. Ci vorrà solo un po’ di tempo.
4. FARE PREVISIONI SULLA STAGIONE.
“Questa stagione sarà terribile”. Questo è ciò che pensiamo dopo il primo giorno.
Razionalmente non è possibile prevedere Coe andrà la stagione dopo il primo allenamento. Nemmeno dopo il secondo e forse nemmeno dopo venti allenamenti.
Bisogna avere pazienza. Non potete essere oggi quelli che eravate a Giugno.
Concedetevi un paio di settimane e poi, insieme all’allenatore, iniziate a programmare gli obiettivi.
Originariamente pubblicato da Nick Pecoraro – Puoi leggere l’articolo in inglese qui