La FINA, durante la tappa a Guangzhou della Champions Swim Series, ha eseguito 20 test di controllo antidoping, come ci riporta Braden Keith nell’approfondimento che puoi leggere qui
In quella che è una vera e propria “corsa agli armamenti” tra FINA e ISL, possiamo rintracciare una differenza importante.
La International Swimming League sin dalla sua nascita, ha fatto della lotta antidoping un cardine.
Nessun atleta che sia stato sospeso per doping può infatti partecipare agli eventi ISL, anche se la pena è stata scontata.
La FINA, invece, consente ad atleti già sospesi e/o squalificati per doping di partecipare alla Swim Series. Questi atleti sono come gli altri poi inclusi nei test di controllo eseguiti dalla FINA.
L’ISL ha scelto un atteggiamento più duro.
Non solo bandisce chiunque abbia una storia di doping, ma si affiderà anche alle infrastrutture antidoping di altre organizzazioni per testare i propri atleti.
I Test A Guangzhou
FINA afferma di aver condotto 6 test per “Agenti stimolanti dell’eritropoiesi (EPO ecc.)”, e 6 test per “Fattori di rilascio dell’ormone della crescita umana (HGH, ecc.)”.
Non ha specificato a cosa servissero gli altri test.
Ha anche detto che non rivelerà agli atleti come si svolgono i test, al fine di avere il “massimo effetto deterrente”.
La FINA ha solo specificato che sono stati sottoposti ai test “un certo numero di vincitori di gara e di atleti di diverse nazioni”.
Una precisazione appare d’obbligo.
La nazione ospitante, la Cina, ha avuto casi di doping di alto profilo. Tra questi Sun Yang, che ha vinto la scorsa settimana i 200 ed i 400 stile libero maschili.
Sun era stato protagonista dell’ennesima vicenda poche settimane fa
In quella vicenda la FINA giudicò il caso chiuso, senza ritenere necessarie ulteriori indagini.
Alle gare a Guangzhou hanno partecipato 59 atleti. Il tasso di atleti controllati è dunque del 30% circa.