Un Viaggio Dalla Siria Ai 50 Stile Libero Olimpici Con Alaa Maso Del Team Dei Rifugiati

Forse non tutti lo sanno, ma stamattina, nelle batterie dei 50 stile libero, c’era anche Alaa Maso, uno dei due nuotatori membri della squadra olimpica dei rifugiati.

Alaa Maso ha già partecipato a quattro Campionati del Mondo, alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e lo scorso Giugno è diventato il primo nuotatore a rappresentare il Team Europeo dei rifugiati agli ultimi Europei di Belgrado.

Alle Olimpiadi di Parigi, per la prima volta nella storia, la squadra dei rifugiati, cui acronimo è EOR, dal francese  équipe olympique des réfugiés, gareggia con un vero e proprio emblema. Un’emblema che rappresenta, grazie al cuore disegnato al centro, gli atleti che provenienti da diverse parti del mondo in difficoltà si uniscono per un obiettivo più grande: le Olimpiadi.courtesy of Olympic Refuge Foundation

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alaa, per provare a viaggiare con lui, per affrontare le tappe che l’hanno portato al blocco di partenza della corsia 2 della quinta batteria dei 50 stile libero alla Defense Arena di Parigi, che ospita le gare di nuoto alle Olimpiadi 2024.

NUOTARE IN MEZZO ALLA POLVERE

Alaa Maso nasce il 1 Gennaio del 2000ad Aleppo, in Siria. Qui inizia a nuotare all’età di 4 anni, grazie a suo padre, anch’egli ex nuotatore ed allenatore, che gli ha insegnato le basi dello sport più bello del mondo. All’età di sette anni Maso entra a far parte della squadra locale, e a nove anni è già ai vertici del nuoto siriano, conquistando i primi record nazionali di categoria.

Nel Marzo del 2011 Alaa ha appena compiuto undici anni, e si è già affermato come uno dei giovani nuotatori più promettenti del suo paese, stabilendo un altro record di categoria che ancora oggi è imbattuto. Nel Marzo del 2011 però, quando le proteste pacifiche contro il regime del presidente Bashar al-Assad, parte delle primavere arabe, vengono represse violentemente, inizia la guerra civile. Immaginate di essere un bambino di undici anni che ha appena realizzato un piccolo sogno sportivo, ed essere costretto a metterlo in secondo piano per qualcosa di molto più grande di voi.

Dopo lo scoppio della guerra e fino a Ottobre del 2015, ci racconta Alaa, lui e suo fratello Mohamed, triatleta, erano in grado di allenarsi al massimo una volta al mese. Quando andava bene. E spesso, neanche quell’unica volta.

“Andare a nuotare era l’unica cosa che mi estraniasse da quella atmosfera, ma tutto dipendeva da quanto fosse pericoloso andare in piscina.”

Nel 2015 però la guerra acquista rapidamente una dimensione globale, con la Russia ad attuare una campagna di bombardamenti aerei a sostegno del regime di Assad. Gli Stati Uniti e una coalizione internazionale avevano già iniziato operazioni militari contro l’ISIS in Siria nel 2014, e nel 2015 intensificano questi sforzi. Oltre 250.000 persone morti e più di 11 milioni sfollate.

Per il quindicenne Alaa Maso questo significa non avere neanche più un posto dove allenarsi, dato che la sua piscina era stata danneggiata dagli effetti della guerra. Per suo fratello invece, classe 1993, restare lì significava essere chiamato al servizio militare obbligatorio.

IL SOGNO EUROPEO

Nell’Ottobre del 2015 così, Alaa e Mohamad Maso, partono alla scoperta dell’Europa. Il piano iniziale era di andare nei Pesi Bassi, ma per un errore fatto attraverso il confine tedesco, dovettero ritornare in Germania dopo otto mesi. Ed è lì che Alaa trova finalmente la pace, in Germania, ad Hannover.

Tra le acque tedesche Alaa riscopre la passione per il nuoto e ricomincia ad allenarsi.

Nel 2018, dopo tre anni di allenamenti, fatiche e miglioramenti, Alaa Maso decide di fare richiesta alla fondazione olimpica  dei Rifugiati per il programma di supporto per gli atleti meritevoli. Quando questa viene accettata, Alaa ha la possibilità di concentrarsi sulla sua carriera sportiva, lasciandosi in qualche modo alle spalle ciò che aveva visto nel suo paese natale.

Nel Dicembre del 2019 dunque riceve la borsa di studio e la possibilità di gareggiare a livello internazionale.

Grazie a ciò (CIO) , Alaa si allena attualmente con il Waspo 98 Hannover Team, in uno dei centri di specializzazione olimpica in Germania. Uno dei suoi compagni di allenamento è Sven Schwartz, tedesco classe 2002, detentore del record del mondo juniores negli 800 stile libero in vasca corta, che prenderà parte anch’egli alle Olimpiadi di Parigi nei 1500 e 800 stile.

Condividere momenti di sport con compagni di allenamento di questo livello era qualcosa che Alaa poteva solo immaginare fino a qualche anno prima.

Nel 2020 viene selezionato per la prima volta nel team dei rifugiati che prenderà parte alle Olimpiadi di Tokyo. Contemporaneamente anche il fratello Mohamad è selzionato per la squadra siriana come rappresentante del triathlon. Durante la cerimonia di apertura a Tokyo si riuniscono, rendendoci spettatori di una bellissima immagine .

Dopo l’esperienza olimpica Maso prende parte a quattro Campionati del Mondo e agli Europei di Belgrado 2024. In questi ultimi nuota i 50, i 100 e i 200 stile libero.

Il 24enne possiede un personale di 23.06 nei 50 stile libero e di 51.08 nei 100 stile libero.

COME SI DIVENTA MEMBRI DEL TEAM DEI RIFUGIATI?

Ora sappiamo come Alaa Maso è diventato ciò che doveva diventare: un nuotatore professionista.

Ma come ci si qualifica per le Olimpiadi?

Alaa ci ha spiegato come il Comitato Olimpico Internazionale sceglie i membri del team.

Prima di tutto il CIO analizza i risultati e le storie che ci sono dietro ad ogni atleta, dai successi sportivi allo stato di attività. Ogni quattro mesi, racconta Alaa, lui e il suo coach Emin Guliyev, due volte atleta olimpico per l’Azerbaijan , devono fornie al CIO un Evolution Report. Questo serve a dar loro idea dell’impegno dell’atleta e di come esso sta performando. Inoltre anche la federazione di nuoto, in questo caso della Germania, deve fornire un proprio report.

A quel punto il consiglio esecutivo del CIO ha tutti i dati a sua disposizione per discutere le scelte in base ai risultati e al background degli atleti candidati.

Alaa Maso è stato scelto per la seconda volta nel team dei rifugiato, ed è stato accompagnato in questa aventura da un solo compagno di squadra nuotatore, Matin Balsini, che ha nuotato nelle batterie dei 200 farfalla. I due si sono incontrati in Normandia, in Francia, durante il ritiro della squadra dei Rifugiati, dove si sono recati per attività legate al team building, allo scopo di far conoscere gli atleti e creare uno spirito di appartenenza ancora più forte.

A Parigi ha realizzato il tempo di 23.90 nella sua gara dei 50 stile libero maschili, classificandosi al 47esimo posto, non migliorando la 44esima posizione ottenuta a Tokyo, con il tempo di 23.30.

Alaa però è a Parigi per qualcosa di più grande di un numero. O meglio, per un numero molto più grande.

UNO PER CENTO MILIONI

Questi atleti, non rappresentano solo il loro paese. Questi atleti non rappresentano nemmeno il loro nuovo paese. Nonostante Alaa Maso sia in attesa della sua cittadinanza tedesca, che dopo otto anni di residenza è finalmente in grado di ottenere, così da poter viaggiare in Turchia da sua madre, la nazione che rappresenta è molto più grande della Germania.

Gli atleti dell’EOR rappresentano 100 milioni di persone rifugiate nel mondo. Per questo Alaa afferma:

“Non credo davvero nel paese di nascita. Per me, l’unico posto che posso chiamare casa è il luogo dove mi sento a casa.”

L’obiettivo di del 24enne durante questa Olimpiade, così come per  tutti i rifugiati, è stato principalmente uno: rappresentare al meglio quelle 100 milioni di persone che vivono lontane da casa, e regalare anche a loro una nazione, piena di colori diversi, da tifare ai Giochi Olimpici.

E in un mondo che sempre di più si concentra sulla perfezione della prestazione individuale, a discapito di quei valori umani che l’Olimpismo vuole trasmettere, Alaa Maso è uno dei portabandiera del sentimento olimpico originale.

Sono in missione, per superare i miei limiti, ma soprattutto per dimostrare quanto sognare in grande valga davvero la pena

 

 

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