L’ episodio numero 74 del podcast ideato e condotto da Brett Hawke ha avuto come ospite il campione olimpico in carica dei 1500 stile libero Gregorio Paltrinieri.
Brett Hawke, che in carriera ha partecipato a 5 edizioni dei Giochi Olimpici, 2 da atleta e 3 da allenatore, è stato uno dei principali velocisti australiani dei primi anni 2000 e ha più volte migliorato il record nazionale. Attualmente è assistant coach all’Università di Auburn e ha da tempo avviato una rubrica di podcast “Inside with Brett Hawke” nella quale si intrattiene in interviste con i campioni del nuoto.
Nella puntata pubblicata il 2 settembre, Brett si è trovato vis a vis, seppur a molti km di distanza, con il nostro Greg Paltrinieri.
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I temi affrontati dai due olimpionici, rigorosamente in lingua inglese, spaziano dal modo in cui Gregorio ha affrontato il periodo di lockdown, alla scelta di cambiare guida tecnica, alle aspettative e la pressione che il campione olimpico sente alla vigilia di una nuova edizione dei Giochi.
“Il periodo di lockdown è stato difficile ma allo stesso tempo è stato utile a capire cosa volevo fare. Ho capito che la situazione a Ostia non era perfetta per me. Ho fatto un controllo generale per poi scegliere quale fosse in Italia la scelta migliore. E’ stata una sfida, non stavo nuotanto, ma avevo comunque una sfida da affrontare e sulla quale concentrarmi.”
Sul cambio di preparazione dice:
“Rispetto ai vecchi allenamenti è tutto diverso. Prima facevo 18 km al giorno tutti alla stessa andatura, non piano, ma nemmeno veloce. Ora faccio molte variazioni di velocità all’interno delle serie di lavoro. E faccio molti esercizi per migliorare la tecnica.”
Con l’avvicinarsi dell’appuntamento olimpico, Brett e Gregorio hanno ripercorso le due edizioni alle quali Gregorio ha preso parte:
“Londra 2012 è stata divertente. Avvo vinto l’europeo a 17 anni e poi sono arrivato 5° all’Olimpiade. E’ stato un anno grandioso. Sun Yang ha nuotato il record del mondo in quell’occasione e ricordo che era davanti di almeno 20 metri. Io nuotavo ma guardavo anche lui che andava così veloce. (..)
In Rio ho provato per la prima volta la pressione di chi si aspettava la mia vittoria. Non perdevo un 1500 stile da 3 anni e le persone davano per scontato che avrei vinto anche alle Olimpiadi. Ma non è così facile. Ora nuoto perchè è quello che amo fare e lo faccio per me steso.”
I risultati, che poi si concretizzano al momento della gara, sono costruiti progressivamente negli allenamenti quotidiani:
“In allenamento cerco di emulare le situazioni di gara e cerco sempre la sfida con i compagni. Quando ho una giornata no, e ce ne sono tante, ci penso su per qualche ora, ma il giorno dopo torno in acqua con molta voglia di nuotare e dimostrare di essere migliore di quello che ero stato il giorno prima. per questo le giornate no servono anche di più di quelle positive.”
Quando tutto si allinea, invece:
“A volte non pensi a qualcosa in particolare, nuoti e basta, la mente si perde nel momento. Non mi metto nemmeno a contare le vasche. In gara in particolar modo, voglio solo sentire l’acqua, perdi te stesso nell’acqua. E ti godi il momento.”