Siamo abituati a vedere i nuotatori in acqua. Nei loro movimenti sembrano perfetti. Tutto calcolato, una routine che si ripete giorno dopo giorno e che a chi guarda da fuori, sembra quasi semplice.
Ma cosa c’è nella testa, nel cuore e nell’anima dei nuotatori? Pasquale Sanzullo ci porterà in un viaggio attraverso immagini, suoni, pensieri e silenzi che fanno compagnia a chi nell’acqua vive, sogna, ride ed a volte piange.
Calma imperturbabile all’esterno e caos frenetico all’interno.
Ogni movimento è misurato, anche quello delle dita che gradualmente tirano la cuffia mentre calibro il risvoltino.
Il risparmio energetico quando si è fuori dall’acqua ed il massimo consumo d’ossigeno una volta entrato in acqua.
Lunghe inspirazioni a voler abbassare la frequenza dei battiti, potenti espirazioni a voler silenziare il frastuono interiore.
Salgo sul blocchetto, alzo gli occhi alla vasca, vedo metri cubi di acqua ferma e mi chiedo: se l’acqua fosse salata e mossa dalle onde avrei delle insicurezze? Se si, quali?
Immediatamente abbasso gli occhi e aspetto accovacciato lo start con un immobilità marmorea mentre la fronte viene scolpita dalle vene.
E arrivato il momento di bucare l’acqua.
Sputare via il dubbio di non ritrovarsi all’altezza del proprio valore perché il riscaldamento non è andato come ti aspettavi.
Sentire i muscoli pesanti e credere di alleggerirli chiudendo gli occhi, come se fosse possibile anestetizzare i pensieri.
Molto più funzionale credere che le sensazioni siano esclusivamente un’interpretazione personale della realtà, e perciò irrilevante.
Uscito dall’acqua ritorno bradicardico e bradipo nei movimenti, affamato e paziente nella masticazione che dev’essere lenta
nonostante i buchi allo stomaco, prima ingigantiti dallo sforzo e poi segnalati dalla fame.
Fame olimpica
Appagata dal cibo, visto prima come nutrimento e poi come piacere.
Nello sport ad alto livello è necessario diventare campioni nella cura di sé, prima ancora di sognare da campioni.
Insistere con lo stesso stile di vita per anni e chiedersi se ci darà una mano più che privarci di qualcosa, che nemmeno sappiamo cosa.