Allenare è una forma d’Arte.
Ad affermare che il coaching è una forma d’arte è Dean Boxall, allenatore di Ariarne Titmus. Lo scorso anno venne eletto “Allenatore dell’anno – Oceania” negli Award di SwimSwam 2018.
Dean Boxall riesce ad avere un legame davvero speciale con gli atleti che allena nella sua squadra della St. Peters Western.
Il ruolo di capo allenatore gli era stato assegnato in seguito al trasferimento Michael Bohl (ex head coach) alla Griffith University.
Da allora guida lo storico club, che viene denominato “casa” da atleti del calibro di Mitch Larkin e Clyde Lewis.
Tra i suoi ragazzi c’è anche l’adolescente Ariarne Titmus.
Ad Aprile 2019 divenne la terza donna nella storia a nuotare i 400 metri stile libero in meno di quattro minuti.
Ai Mondiali FINA di Gwangju detronizzò Katie Ledecky, laureandosi campionessa del mondo nei 400m stile libero con un mostruoso 3:58.76.
Dean Boxall viene considerato in Australia come un allenatore “non convenzionale” .
La sua filosofia è considerare il coaching come “una forma d’arte”, come sopra anticipato.
Ha 41 anni e dichiara che il suo scopo è quello di “cercare di ottenere il meglio dalle persone; persone che aspirano ad essere i migliori”.
La visione di Boxall è confermata dalla stessa Ariarne Titmus. Nel video, afferma che Boxall “sa esattamente cosa fare per ottenere il meglio da me”.
Durante l’intervista Boxall spiega cosa vuole dai suoi atleti e motiva continuamente la Titmus anche durante l’allenamento.
Vogliono qualcosa in più, qualcosa di più grande del Commonwealth.
Se si rimane concentrati sulla convinzione di poter fare qualcosa di grande, allora quel qualcosa arriva.
Per saperne di più sull’intenso, ma efficace legame tra Coach Boxall ed Ariarne Titmus, guardate il video, per gentile concessione di Swimming Australia.
Articolo in inglese a cura di Retta Race. Puoi leggere l’articolo qui
Boxall ha dichiarato di non avere mai letto un libro di tecnica natatoria, asserendo di basarsi solo sul suo intuito e le sue sensazioni. In compenso, fa ampio uso di immagini militaresche. Trovo tutto ciò abbastanza desolante da parte di un coach di così alto livello (o di qualsiasi livello), anche perché la Titmus, rispetto alle sue avversarie, ha notevoli limiti in partenza, virata e subacquee, e quindi, almeno per questi particolari, qualche suggerimento tecnico appropriato potrebbe essere più utile che dirle “vai in battaglia” o cose di questo genere.
Per quanto riguarda il rapporto coach-atleta, mai sentito un atleta che non dica che il suo coach è il migliore del mondo e sa come ottenere il massimo da… Read more »