Il due volte campione olimpico si racconta senza filtri: da una crisi finanziaria che lo ha spinto verso il ritiro ai nuovi progetti, passando per le lacrime dietro i blocchi di partenza. Un viaggio tra incertezze e rinascita.
Alla fine dello scorso anno mi sono trovato senza più certezze economiche, e di colpo ho dovuto mettere da parte allenamenti e gare per non affondare.
Così Hunter Armstrong, classe 2001, due volte oro olimpico – 4×100 stile libero a Tokyo 2020 e 4×100 misti a Parigi 2024 –, dipinge in poche righe l’abisso che lo ha quasi travolto.
Con un post schietto su Instagram, il 24enne di Westerville (Ohio) ha confessato di aver visto svanire il suo principale sponsor, consegnandolo a un’umiliazione dolorosa:
Ho pianto dietro i blocchi a Fort Lauderdale, convinto di aver disputato l’ultima gara della mia vita. Il peso del fallimento mi schiacciava.
Eppure, tra mille paure, quel ragazzo che detiene il record mondiale dei 50 metri dorso (23”71) ha ritrovato la forza per rialzarsi.
L’esperienza lo ha segnato: ritiri forzati da Mondiali in vasca corta, rinunce a meeting attesi, un sostegno morale che, ammette, è stato fondamentale.
Grazie a chi non mi ha abbandonato: NYAC, USA Swimming e soprattutto i miei veri amici. Mi avete mantenuto acceso quel filo di speranza quando vedevo solo oscurità.
Armstrong non ha rivelato il nome dell’azienda, ma tutti sanno che dal 2022 timbra costumi e sponsor con TYR. Oggi, tra mille difficoltà, annuncia l’arrivo di un nuovo partner «che crede in me» e promette «notizie clamorose a breve».
In carriera Hunter ha già affrontato sfide olimpiche e mondiali: dal 9° posto nei 100 dorso a Tokyo 2020 ai podi iridati di Budapest 2022 (argento nei 100 dorso, mondiale veloce nei 50) fino ai trionfi di Fukuoka 2023 e Doha 2024, con sette medaglie tra singoli e staffette. A Parigi ha mancato la finale dei 100 dorso, ma ha messo il turbo nei relè: trionfi in 4×100 stile libero e argento in 4×100 misti.
Dopo il biennio in California sotto Dave Durden, Hunter è tornato a Ohio State, riconfermato tra i suoi punti di riferimento. Non era scontato: il padre-allenatore, l’incertezza degli sponsor, l’ansia di chi non sa da dove arrivino i soldi. Eppure la passione per il tuffo in acqua è più forte di tutto.
Tra pochi giorni lo rivedremo in gara, con la voglia di dimostrare a se stesso e al mondo che le crisi possono diventare trampolini. Perché, spiega lui stesso, arrivare a toccare il fondo è servito a farmi capire quanto amo questo sport e quanto sia disposto a lottare per restare in corsia.