Molte volte alla fine di una sessione di gare ho esclamato “Prima o poi scriverò un articolo su quello che vive un giudice”.
Eccolo.
Disclaimer: ogni riferimento a persone, cose o fatti realmente accaduti forse è casuale o forse no. Si declina ogni responsabilità a prescindere.
Divisa bianca, calzini bianchi, cintura bianca.
Il colorito della pelle si deve uniformare.
Non è scelta di outfit, è il sapere già cosa ti aspetta.
Ecco dunque i punti in comune di tutte le gare, ai quali un giudice non può trovare scampo.
1. LIBERATE VASCA E PIANO VASCA!
Ragazzi miei, belli di zia, “liberate vasca e piano vasca” vuol dire che dovete uscire dall’acqua, ve ne dovete andà, dobbiamo iniziare, c’abbiamo da fare, insomma.
Appena iniziamo a tentare di farvi uscire, puntualmente:
- “‘L’ultima prova tuffo”
- “Fanno solo un 50 e li mando a cambiare”
- Provo mezza vasca a delfino che ora non c’è nessuno
Tanto poi siete quelli che in camera di chiamata arrivano tardi perché “si sta mettendo il costumone” ed arriviamo al punto 2
2. Si Sta Mettendo il Costumone
Dopo essere riusciti a farvi uscire dalla vasca dopo il riscaldamento, vorremmo che la manifestazione iniziasse senza ulteriori ritardi. Sistemiamo le ultime cose prima di correre in camera di chiamata.
Lì si aprono le danze vere, mica sui blocchi. Viva i blocchi, dove siete tutti concentrati, in silenzio e pronti per la vostra gara.
La camera di chiamata invece è la raccolta dei superstiti di un disastro aereo.
- “Rossi corsia 3!” Ehmm… si sta mettendo il costumone
- “Bianchi, c’è Bianchi?” Si…si, l’ho visto, ma è uscito per ultimo dal riscaldamento, 5 minuti ed arriva
“Si sta mettendo il Costumone” è una delle frasi che sento di più. Ah no, aspettate, prima c’è “In che corsia scusi, che non ho sentito”
3. Dalla Camera di Chiamata Al Blocco
Dopo essere riusciti a formare le serie, avervi messi così carini in fila, pronti per essere accompagnati dietro i blocchetti, succede qualcosa che gli scienziati ancora non sono riusciti a spiegare.
La dispersione dell’atleta.
Dicesi dispersione dell’atleta quel fenomeno apparentemente magico che trasforma un nuotatore o una nuotatrice fisicamente presente in camera di chiamata in una sedia vuota dietro al blocco di partenza.
E’ possibile che ci sia un varco spazio temporale con accesso in un’altra dimensione situato nei pochi metri che separano la chiamata dal blocco. Altrimenti non si spiega.
4. i tesserini
Ve lo scrivo qua così lo potete salvare come promemoria:
I tesserini non vanno lavati in lavatrice.
Semplice, no? Già è difficile riconoscervi con cuffia e tuta se sul tesserino avete la foto della prima comunione, figuriamoci quando avete lasciato quel pezzo di carta nell’accappatoio e l’Ace Gentile ha fatto il resto.
5. I riti pre partenza
Devo dedicare un paragrafo a parte al nuotatore che lo scorso fine settimana mi ha provocato la contrattura del bicipite mentre accompagnavo gli atleti dietro ai blocchi.
Immaginate la scena. Nuotatore che inizia ad agitare le braccia stile Phelps Olimpiadi di Rio del 2016, lo ricordate? Quei movimenti veloci con i quali portava le mani fin dietro la schiena. Ecco, quelli.
Ora immaginate di essere nella traiettoria di quel braccio.
Io c’ero. Anzi, c’era il mio braccio sinistro e l’incontro non è stato dei migliori.
6. La squalifica
Scrivere una squalifica per un giudice non è cosa di poco conto. Credetemi.
Dover sintetizzare la violazione di una regola, l’esecuzione di un errore, il tutto in pochi secondi, mantenendo attenzione e concentrazione è qualcosa che si riesce ad acquisire con esperienza sul campo.
Ci rendiamo perfettamente conto che quella nostra forma sotto un bollettino di squalifica sta mandando all’aria mesi di allenamenti, di serate a casa, di ore in acqua. Ricordatevi però che in acqua ci siete voi e che tutti voi dovete avere la certezza che c’è a bordo vasca chi vigila sulla corretta esecuzione delle gare.
Ora, arrivare sbraitando appena sentite il vostro nome seguito dalle parole “è stato squalificato” non cambierà nulla. Siete stati squalificati.
Mandarci contro l’allenatore, la mamma, il papà, lo zio di secondo grado che una volta era un gran nuotatore nemmeno cambierà nulla.
7. I 1500 metri stile libero
Viva le distanze lunghe, il fondo! Viva il mezzo fondo!
Sto scherzando, forse dovrei precisarlo.
Prendi il conta vasche, togli il contavasche, conta per due, no aspetta, togline due, in fila per sei col resto di? Due!
Mi ricordo ancora una di quelle esperienze che poi col tempo definirai “mistica”.
Campionati Regionali Master, 1500 metri stile libero maschili. Ero addetta al conta vasche. In acqua c’era un M70. Girava i 100 metri in 3.30. Ricordo che avevo i capelli corti quando si è tuffato, sono tornata a casa con i capelli lunghi come quelli di Barbie Luce di Stelle.
8. Le informazioni.
Appena indossi la divisa per qualche strano motivo ti trasformi nell’ufficio informazioni:
- Scusi, sa dov è il bagno?
- E lo spogliatoio?
- Mia figlia ha gareggiato tre serie fa, sa quanto ha fatto?