Per prepararci alle Paralimpiadi di Parigi, racconteremo 5 storie, 5 viaggi verso la Defense Arena di 5 atleti speciali.
Nel primo episodio abbiamo raccontato il viaggio di Alexa Leary: il suo ballo della vita.
Nel secondo articolo il viaggio di Ali Truwit e della sua amica-nemica acqua.
Nel terzo è toccato al viaggio di Abbas Karimi: tutte le volte che nuotare gli ha salvato la vita.
Elena Semechin è la campionessa paralimpica in carica dei 100 rana SB13. A Tokyo ha toccato il cielo con un dito, ma una notizia devastante l’ha fatta cadere dal settimo cielo troppo in fretta: la nuotatrice ha un tumore al cervello.
Nonostante il fato sembra essersi messo contro di lei però, tra due giorni alla Defense Arena, vedremo anche lei, Elena Semechin, sui blocchi di partenza, pronta a difendere il suo titolo.
ELENA KRAWZOW
Elena Semechin, Krawzow alla nascita, è una ranista tedesca. Non appena la 31enne si tuffa e rompe la superficie dell’acqua, inizia a contare le bracciate. Nei suoi 100 rana sono circa 18 all’andata e 22 al ritorno. Perché? Perchè Elena non può contare sulla vista per capire quando si sta avvicinando al muretto.
Krawzow nasce nel 1993 in Kazakistan, in un piccolo villaggio al confine col Kirghizistan.
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la situazione della famiglia peggiora. Il padre riesce a portare a casa solo un pezzo di burro, e i soldi non ci sono. Elena e i suoi fratelli per colazioni hanno solo un bicchiere di tè.
Un po’ di speranza arriva con la fuga in Russia. Qui passano molte notti in stazione, aspettando un alloggio. Un giorno però Elena inizia a strizzare gli occhi guardando la lavagna e non riesce più a scrivere dritto.
All’età di sette anni le viene diagnosticata la maculodistrofia, una malattia che comporta una progressiva perdita di nitidezza al centro della retina.
Elena non riesce a stare al passo degli altri bambini a causa della sua scarsa vista, e le viene consigliato di andare in collegio. Un’esperienza che la ragazza ricorda come infernale.
I nonni di Elena sono tedeschi, e la famiglia Krawzow vorrebbe trasferirsi in Germania. I documenti per l’espatrio però ci mettono tre anni ad arrivare. Quando arriva la chiamata Elena e i suoi familiari viaggiano da Mosca fino a Bamberga.
Qui la bambina frequenta la quarta elementare, ma più passa il tempo e più la vista peggiora. Elena è di nuovo costretta a separarsi dai genitori e viene mandata in un centro educativo per ipovedenti a Norimberga.
All’inizio la situazione è straziante: Elena ricorda l’esperienza russa e singhiozza aspettando il padre all’ingresso, invano. Un giorno però bussa alla porta un signore gentile che la invita a giocare a carte. Quell’uomo si chiama Michael Heuer, Michi, come lo chiama oggi Elena, ed è stupito dall’intelligenza della ragazza. Michi è impressionato anche dalla sua forma fisica, “Così – dice– la porterò a fare sport”.
UNA NUOVA VIA ATTRAVERSO IL NUOTO
Elena è invitata a svolgere le prove sportive del collegio. Le supera tutte, ma al momento della prova di nuoto, tre vasche da 16 metri, la 13enne vorrebbe rifiutarsi. “Io non so nuotare” spiega.
Se il suo educatore Michi non l’avesse costretta, non avrebbe mai scelto di diventare una nuotatrice professionista. “Io ero sempre felice di poter uscire dall’acqua”.
In qualche modo Elena completa le vasche e Michi vede qualcosa in lei. Allo stesso tempo Elena vede qualcosa nel nuoto: una nuova forma di indipendenza.
La tedesca impara i quattro stili e dopo qualche anno il suo educatore la porta nella squadra di nuoto di Altenfurt. Qui l’allenatore Gunter Zirkelbach le chiede di aprire le braccia per vedere la sua apertura e rimane stupito. Elena sembra avere delle ali al posto degli arti.
Krawzow partecipa alle sue prime gare diventa presto la più veloce della sua classe. Dai campionati della Franconia passa ai campionati tedeschi.
Durante una gara Kirsten Bruhn, leggenda del nuoto paralimpico, le sussurra durante una premiazione che potrebbe diventare una grande. Elena inizia a crederci.
Quando vede gli atleti della squadra tedesca nelle loro tute da allenamento sente di voler far parte di quel gruppo, anche se inizialmente, ammette, è soprattutto attratta dalla possibilità di viaggiare molto.
Dopo alcuni titoli mondiali juniores, Elena, cui capacità visiva è ora ridotta al 6%, entra nella selezione tedesca per le Paralimpiadi di Londra 2012. In Gran Bretagna, a soli 19 anni, celebra il suo primo enorme successo: è argento nei 200 rana. La nuotatrice non vuole più togliere gli occhi dal podio, ora il suo obiettivo è l’oro.
Un anno prima delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016, si trasferisce da Norimberga a Berlino e da allora nuota per la squadra di Berlino al centro olimpico. Poco prima dei Giochi, stabilisce per la prima volta un record mondiale: 2:46.20. La consacrazione è vicina.
LE MONTAGNE RUSSE(-TEDESCHE) DI RIO E TOKYO
I 100 rana non sono però i 200, e a Rio la grande favorita perde clamorosamente la medaglia. Non solo, Elena Krawzow perde il podio, arrivando soltanto quinta.
La delusione la abbatte totalmente, non riesce quasi a muoversi in acqua. Ci vogliono quasi due stagioni prima che ritrovi la leggerezza.
Ad un certo punto però la 24enne ha come un’epifania e pone se stessa davanti a un bivio: “Puoi semplicemente smettere di nuotare. Oppure ripartire alla grande”
La storia sa che la sua risposta è stata la seconda. Vuole dimostrare, non agli altri, ma a se stessa di potercela fare.
La sconfitta di Rio è stata quasi una liberazione per Elena. Lei che non amava davvero l’acqua, e che tante volte avrebbe voluto essere una ragazza normale, acquista finalmente una nuova voglia di vincere, e paradossalmente una nuova pace. Se prima si era punita e probita tante cose, ora si gode tutto, ed è gentile con se stessa.
“Se voglio liberare la mente ora lo faccio…e vado a ballare la techno!”
A metà della finale dei 100 rana alle Paralimpiadi di Tokyo Elena ha la sensazione che qualcosa non stia andando come previsto. Dopo la virata pensa “Ho paura che qualcuno abbia virato prima di me”. Rebecca Redfern, la sua rivale britannica è effettivamente davanti a lei di 1 o 2 secondi. Elena però ricorda la delusione di Rio e non è intenzionata a volerla rivivere. Così recupera. Centimentro. Dopo. Centimetro.
Quando tocca il muro la tedesca non ha idea di chi abbia vinto. Chiede al volontario a bordo vasca quale sia il suo tempo. 1:13.46. Nuovo record Europeo. In quel momento la 28enne sa di avere vinto.
Dopo la vittoria lei e il suo fidanzato, il suo allenatore Philip Semechin vanno in vacanza a Parigi e festeggiano il loro fidanzamento. Durante le vacanze però Elena ha dei forti mal di testa. Li aveva già sofferti a Tokyo, ma li aveva giustificati con il jet-lag, e la pressione olimpica. Ora che è a Parigi in vacanza però questa spiegazione non regge più.
Così si reca in ospedale dove le fano una risonanza magnetica.
La diagnosi arriva nello stesso giorno in cui lei e Philip ritirano gli anelli nuziali: le immagini mostrano un tumore al cervello.
Dal settimo cielo, all’inferno. Tutte le belle sensazioni svaniscono in un attimo.
Due giorni prima dell’operazione Krawzow sposa il fidanzato e allenatore e cambia il suo nome in Semechin. Dopo l’intervento, la prima frase pronunciata dalla nuotatrice è
“Quando posso tornare ad allenarmi?”
“NIENTE MI FARÀ TOGLIERE GLI OCCHI DAL PODIO”
Una settimana dopo inizia la fisioterapia e la chemioterapia. Inizialmente si allena solo fuori dalla piscina per far guarire la cicatrice.
Elena Semechin ora deve ascoltare il suo corpo più che mai. Trovare il giusto bilanciamento tra riposo e allenamento è la più grande sfida per l’atleta agonista che è in lei.
Solo cinque mesi dopo però la nuotatrice è sui blocchi di partenza alla World Serie di Berlino. Elena ha appena finito un ciclo di chemio e non è molto in forma. “Questa però è l’unica occasione prima dei Mondiali” ripete a se stessa. La ragazza arriva in finale, ma finisce ottava. Tuttavia è contenta.
“Il mio unico obiettivo era evitare che il bagnino dovesse recuperarmi in acqua” dice ridendo.
Ai Mondiali di Madeira Elena Semechin vince l’argento nei 100 rana SB13. È tornata.
Il suo nuovo obiettivo ora è Parigi, e l’unico ostacolo a cui pensa è la malattia, e ai suoi trattamenti, che è l’unica cosa che non può controllare. Semechin infatti sa che può ripresentarsi ma come dice lei
“Il cancro ha sicuramente scelto la persona sbagliata”
Elena Krawzow sarà presente alla Defense Arena di Parigi e proverà a difendere il titolo dei suoi 100 rana. Se così fosse sarebbe solo l’ennesima incredibile prova di questa campionessa.
“Ironicamente, non ho mai tolto gli occhi dal podio”