Ci sono cose che rimangono impresse nella mente di un tifoso.
Non si tratta solo di medaglie, numeri o tempi. Spesso rimangono più impresse delle immagini che racchiudono in un fotogramma la luce di un mito, che il tempo segnato su un tabellone.
La lingua. Le schiacciate. I titoli. Questo e tanto altro ancora è stato Michael Jordan.
Le esultanze. L’immenso programma gare. Gli 8 ori di Pechino. Questo e tanto altro ancora è stato Michael Phelps.
Sono i segni distintivi che esaltano il carattere e la forza del proprio idolo .
Sebbene basket e nuoto all’apparenza sembrano non essere due sport compatibili nei paragoni, quando si osserva degli sportivi definiti i più grandi di sempre, si può solo che imparare da chi oltre al talento ci ha messo l’anima.
La carriera di Jordan contornata da titoli, premi MVP ed una scia infinita di record e statistiche frantumate è stata recentemente documentata. Nel noto ”The Last Dance” di ESPN si è andati ben oltre il numero di record battuti e quasi inarrivabili, ma si è arrivati nel profondo di ciò che rende unici certi atleti: la mentalità e l’approccio alla competizione.
E nel guardare la recente serie tv/documentario sulla storia dei Chicago Bulls e del suo eterno capitano Jordan, ci sono davvero tante cose che un nuotatore dovrebbe non dimenticare mai.
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Allenamento significa fatica
Qualcosa di eccellente accade quando si prende l’abitudine di inseguire il disagio in allenamento: fatica, sudore e stanchezza sono il pane quotidiano per chi vuole inseguire un miglioramento.
L’intensità non solo fisica ma anche mentale che si può dare ad un allenamento fanno la differenza tra chi insegue un sogno e chi vuole raggiungerlo.
Ed il detto ” Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare” è qualcosa che ogni nuotatore può provare nel quotidiano, portando i propri limiti sempre un pochino più avanti.
Durante i 10 episodi della breve serie si vede sempre un Jordan al massimo delle sue potenzialità in allenamento, tenendo fissa in mente la voglia di arrivare ad un obiettivo.
2. Le lacrime di oggi sono i sorrisi di domani
Jordan è stato implacabile anche in allenamento, spingendo se stesso e i suoi compagni di squadra. L’obiettivo? Rendere il gioco la parte facile.
E questo modo di approcciare all’allenamento si può avvicinare molto alla vita del nuotatore. E’ normale che la concentrazione vacilli sotto la fatica. Crollare in un momento di stanchezza e optare per saltare l’allenamento il giorno dopo.
Ma l’allenamento è il luogo in cui si creano le prestazioni. E’ il luogo dove pianti e frustrazione, diventano spesso gioia e orgoglio.
Spingere oltrepassando i limiti, superando le difficoltà, i pensieri negativi. Sentire piacere nel trovare quel secondo respiro che emerge solo dopo aver oltrepassato il momento critico, ti prepara allo stress e alla pressione durante una gara, dove la tua prestazione è frutto della tua preparazione.
Cercate di allenarvi non in funzione della competizione fine a se stessa. La gara dovrebbe essere la parte “facile”. Il posto dove raccogliere i frutti del duro lavoro.
Sfida te stesso. Sfida i tuoi compagni di squadra. Oltrepassa i tuoi limiti.
3. The Last Dance: Non sentirti mai arrivato
Tutti però hanno amato l’innato auto-alimentarsi di motivazione e agonismo che emerge in Jordan ad ogni difficoltà. In ”The last Dance” ad ogni obiettivo o sogno da raggiungere tutto diventava più importante da raggiungere. Perché l’intento di un campione è fare la storia. E’ rendere possibile l’inarrivabile.
Lo stesso Michael Phelps è passato dall’olimpiade perfetta a Pechino, alle difficoltà di Londra 2012, lo stop dalle competizioni per poi concludere la sua carriera con l’Olimpiade di Rio de Janeiro nel 2016 con un totale di 28 medaglie olimpiche costruite nel tempo attraverso la voglia di arrivare dove nessuno si era mai spinto.
Non abbiate paura di cadere. Un nuotatore deve lavorare tanto, assaporando i piccoli progressi nel tempo per costruire dopo centinaia di ore e di chilometri un istante di gioia che dura spesso pochi minuti. Ma la forza di andare avanti la si costruisce con gli obiettivi futuri.
Articolo di Valentina Lucconi