Durante le Olimpiadi di Rio De Janeiro Dana Vollmer si tatuò sul piede destro tre parole.
Per lei erano un’ancora. Qualcosa a cui aggrapparsi quando tutto intorno sembra impazzire.
Avanti.
Questa è l’ultima cosa che Dana Vollmer ha pensato prima di tuffarsi in acqua durante le batterie preliminari della gara dei 100 metri farfalla alle Olimpiadi di Rio De Janeiro.
La strada per Rio è stata accidentata, letteralmente.
Un anno e mezzo prima la Vollmer era incinta di otto mesi e le era stato prescritto il riposo assoluto a letto.
L’inattività la stava facendo impazzire.
Dana decise di voler tornare a gareggiare e vedere quanto poteva ancora fare.
“Forward”.
E’ la parola che Dana Vollmer ha scelto di scrivere sul suo piede destro. Il piede che lei appoggia sul bordo del blocco di partenza di Rio.
E quella parola è l’ultima cosa che vede prima di lanciarsi nel vuoto.
Non chiamatelo un ritorno
Quando Dana Vollmer si allontanò dal nuoto nel 2013, nessuno l’avrebbe colpevolizzata del ritiro.
Alle Olimpiadi di Londra l’anno prima la Vollmer stabilì il record del mondo nei 100 metri farfalla e vinse l’oro in quella gara. Alla gara individuale si aggiunsero gli ori delle staffette.
Sembrava il canto del cigno perfetto per una lunga carriera di successo.
La prima volta che si qualificò per le Olimpiadi aveva soltanto 12 anni.
Dopo i Mondiali del 2013, senza clamori si allontanò dal nuoto.
Voleva semplicemente vivere la sua vita fuori dalla piscina.
Nel 2015, lei e suo marito, un ex nuotatore della Stanford, Andy Grant, hanno il loro primo figlio, Arlen Jackson Grant. Durante la gravidanza le veniva ordinato il riposo. Dichiarò che tutto ciò che voleva fare era muoversi dal letto.
Poche settimane dopo aver dato alla luce suo figlio, è tornata in acqua.
Bastarono pochi mesi per tornare ai Campionati nazionali ed entrare in finale nei trial olimpici. Si qualificò per le Olimpiadi del 2016.
A Rio, arrivò con quella parola tatuata sul piede destro, appena sotto le dita:
Forward.
Prima delle finali si fece tatuare il nome del figlio Arlen.
Disse che guardare verso il basso e vedere il nome di Arlen le avrebbe dato la giusta prospettiva per rimanere concentrata durante una finale olimpica.
“Non mi importa se avrò una brutta gara”, disse la Vollmer.
Con il nome di suo figlio sul piede, Dana Vollmer vince la medaglia di bronzo nei 100 metri farfalla alle Olimpiadi di Rio.
Mantenere la calma nel mezzo della tempesta
Lo stress della competizione è reale. Le luci, le aspettative, gli amici, i compagni di squadra e la famiglia, si combinano per creare pressione.
Anche se ci sono cose che possiamo fare per affrontare meglio gli aspetti mentali di ansia e nervosismo pre-gara, i sintomi fisici della pressione e della concorrenza sono universali.
Tutti noi sperimentiamo la stessa esplosione di stress prima di una competizione.
La risposta fisica alla competizione è la stessa sia se abbiamo gareggiato venti volte nel corso dell’ultimo anno o per niente.
Come si possono incanalare quelle sensazioni per massimizzare le nostre prestazioni in piscina?
Si può iniziare con le ancore.
Le Ancore ti danno qualcosa per rimanere a terra.
Quando la pressione è tanta è facile farsi trasportare da quello che sta succedendo intorno a voi.
Si viene travolti da tutto ciò che accade intorno.
Un ancora può essere una parola scritta sul piede, una sorta di mantra che ci mantiene focalizzati e positivi.
Ti dà qualcosa di concreto e controllabile che puoi guardare quando tutto attorno sembra impazzito.
Le ancore possono essere anche dei pensieri, o una canzone che ci tiri fuori dal vortice esterno e non ci faccia travolgere da esso.
Dana Vollmer ha usato le sue ancore per rimanere concentrata: Avanti, Arlen.
Rimanere concentrata e fissata a terra: Avanti. Arlen.
L’ultima gara di Rio: Calma
Nella sua ultima gara a Rio Dana Vollmer è in piedi sul blocco.
La staffetta 4x100m mista è in corso, e in acqua c’è la sua compagna di squadra, Lilly King.
Si è aggiunta un’altra parola sui piedi della Vollmer: calma.
“Mi sentivo forte”, ha detto la Vollmer.
“… Era come, Calmati. Sei ok e basta.”
Dana Vollmer chiude la sua frazione in 56.00, la frazione più veloce di tutta la finale olimpica. Gli Stati Uniti vincono la medaglia d’oro.
“Continuavo a pensare di nuovo a Londra, e che è stato di gran lunga uno dei miei momenti preferiti. Ora con tre ragazze diverse e tutta l’energia per condurre la squadra, quella scritta che ho aggiunto era come se mi dicesse “resta calma”. Vai e fa ciò che sai fare”
Qual è la vostra ancora?
Scrivetemelo nei commenti
Articolo scritto con la collaborazione di Olivier Leroy-Poirier