5 ex membri della squadra nazionale del Canada Artistic Swimming (CAS) hanno annunciatola presentazione di una class-action contro l’organo di governo nazionale dello sport. L’accusa è di non aver fornito agli atleti un ambiente sicuro. Le nuotatrici artistiche affermano che vi erano abusi psicologici, negligenza e molestie.
Chloé Isaac, Gabrielle Boisvert, Erin Willson, Gabriella Brisson e Sion Ormond sono le sostenitrici delle accuse, spiegate in un rapporto della stampa canadese.
Vengono richiesti 250 mila dollari per danno biologico, oltre a $12.500 per danno morale e lucro cessante.
Tutti gli atleti affermano di aver subito o assistito ad anni di abusi fisici ed emotivi. Tra questi body shaming e molestie da più allenatori e membri dello staff. Hanno inoltre accusato Gábor Szauder, capo allenatore del programma dal 2018, di commenti sessuali e misogini.
LE DICHIARAZIONI
Ha dichiarato Sion Ormond:
“Ci ha detto che faremmo meglio a imparare a cucinare, perché non rimarremo belle per sempre”. “Ha anche fatto commenti sessuali”. (Montreal Gazzette)
Chloe Isaac, membro della squadra nazionale dal 2008 al 2014, ha detto che lo sport incoraggia standard di bellezza “irrealistici e malsani”, insieme all’aspettativa di mantenere un certo peso.
“Ci viene chiesto di schiacciare la nostra identità, la nostra autenticità a beneficio della squadra in modo che tutti noi nuotare all’unisono”. “Ho sperimentato disturbi alimentari, anoressia e bulimia”.
Secondo uno dei legali che lavora al caso, Canada Artistic Swimming era consapevole delle problematiche, ma non le ha trattate in modo adeguato.
Il centro nazionale di allenamento di Montreal aveva temporaneamente chiuso a settembre. Già allora vi erano state delle lamentele sull’ambiente di allenamento. Da ciò scaturì l’indagine.
L’amministratore delegato di Canada Artistic Swimming, Jackie Buckingham ha detto:
“La salute e il benessere degli atleti è la massima priorità del CAS. Ci impegniamo a continuare a lavorare diligentemente in questo settore per mostrare ai nostri atleti che possiamo fare meglio”.
