Ci sono settimane che sembrano mesi. Settimane in cui lo sport si muove più veloce del tempo, e le notizie non si sommano: si sovrappongono. Questa è stata una di quelle.
C’è Sara Curtis che riscrive la storia. Due record italiani assoluti, un nuovo capitolo nei 100 stile, un tempo – quel 53.01– che fa tremare la memoria di una leggenda come Federica Pellegrini, ma senza volerla spodestare.
Non è sfida generazionale, è semmai passaggio naturale.
E poi ancora, 24.43 nei 50 stile. Con la leggerezza di chi ha 18 anni, ma la precisione di chi sa dove sta andando.
E dove va, Sara, lo ha anche dichiarato: University of Virginia, NCAA, una nuova casa lontano da casa. Il talento italiano che guarda oltreoceano, come molti prima di lei. Ma nel suo caso c’è qualcosa in più: una consapevolezza, già matura, di quello che significa diventare grandi nel nuoto e nella vita.
Nel frattempo, il mondo intorno non sta fermo.
Dalla Russia, arrivano segnali forti. Non solo risultati: Evgeniia Chikunova, Egor Kornev, Ilya Borodin, Kirill Prigoda. Tempi da mondiale, da medaglia.
Prestazioni che ci ricordano che, volenti o nolenti, il loro ritorno sulla scena internazionale – anche sotto bandiera neutra – cambierà gli equilibri.
La loro assenza era una parentesi, non una fine.
E poi c’è la cronaca, quella che fa male.
Ahmed Hafnaoui, l’eroe inaspettato di Tokyo, sospeso per 21 mesi per tre controlli antidoping mancati. Non c’è doping attivo, non c’è accusa di frode, ma c’è un vuoto.
E nei vuoti, il nuoto non galleggia: affonda, perde riferimenti.
Hafnaoui era una storia da raccontare ancora, e invece si ferma qui. Per ora.
Tutto questo mentre ci avviciniamo a un’estate di mondiale, con il Trofeo Settecolli come ultima chiamata per completare la squadra azzurra per Singapore 2025. E lì, tra chi è già sicuro del posto e chi se lo sta ancora giocando, si costruirà un’altra pagina.
Cosa resta, dopo una settimana così? Un po’ di confusione, forse. Ma anche una consapevolezza bella, viva: che il nuoto è movimento continuo, fatto di record e addii, di scelte coraggiose e ritorni imprevisti.
C’è stato un momento, in questi giorni, in cui tutto sembrava accadere insieme.
I record e le sospensioni, le sorprese e i ritorni, le partenze verso nuove strade e i ritorni sotto bandiere nuove o neutre.
Nel turbinio degli eventi, è facile perdere l’orientamento. Ma forse proprio qui, in questo vortice, nasce il senso più profondo del nostro lavoro.
Tenere insieme i pezzi: forse è questo il nostro compito più vero.
Quando la velocità delle notizie sembra sovrastarci, quando i record si inseguono e le decisioni ci sorprendono, noi siamo lì.
A mettere in fila le parole, a dare senso al disordine.
A raccontare non solo ciò che accade, ma anche ciò che resta.