Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) si è riunito per discutere diversi argomenti importanti riguardanti i Giochi Olimpici del 2020.
Uno dei temi affrontati è stato quello della proteste, politiche o meno, durante le cerimonie per le medaglie e altri eventi formali che si terranno a Tokyo.
L’attuale norma n. 50 della Carta olimpica stabilisce che
“non è consentito alcun tipo di manifestazione o di propaganda politica, religiosa o razziale nei siti, nelle sedi o in altre aree olimpiche”
Tuttavia, lo scorso anno si è assistito a molte manifestazioni di protesta. Ai Giochi Panamericani del 2019, lo schermidore statunitense Imboden si è inginocchiato. La lanciatrice di disco Gwen Berry ha alzato un pugno durante la cerimonia di premiazione in segno di protesta.
Ai Campionati del Mondo FINA del 2019, l’australiano Mack Horton si è rifiutato di condividere il podio con la medaglia d’oro Sun Yang. Nella stessa manifestazione, lo scozzese Duncan Scott si è rifiutato di stringere la mano e di farsi fotografare con Yang.
Nell’ottobre dello scorso anno, Kirsty Coventry, medaglia olimpica, leader della commissione atleti del CIO e ministro dello sport dello Zimbabwe, ha detto che la commissione sta lavorando per mettere insieme alcune linee guida per maniere le cerimonie di premiazione libere da proteste.
Ieri quelle linee guida sono state approvate dal CIO e pubblicate.
DIVIETI
Secondo le linee guida, sono vietati:
- Mostrare qualsiasi messaggio politico, compresi cartelli o bracciali
- Gesti di natura politica, come il gesto di una mano o l’inginocchiarsi
- Rifiuto di seguire il protocollo delle Cerimonie
Inoltre, non è ammessa alcun tipo di protesta in tutte le sedi olimpiche, tra cui:
- Sul campo di gioco
- Nel Villaggio Olimpico
- Durante le cerimonie delle medaglie olimpiche
- Durante le cerimonie di apertura, chiusura e altre cerimonie ufficiali
- Tutte le proteste o manifestazione al di fuori delle sedi olimpiche devono ovviamente rispettare la legislazione locale
Le linee guida dell’art. 50 chiariscono inoltre che, nel rispetto delle leggi locali, gli atleti hanno la possibilità di esprimere le proprie opinioni, anche durante le conferenze stampa, durante le riunioni della squadra e attraverso i media digitali o tradizionali.
In caso di violazione di queste linee guida durante i Giochi Olimpici, l’incidente sarà valutato dal rispettivo Comitato Olimpico Nazionale, dalla Federazione Internazionale e dal CIO e, se necessario, saranno prese misure disciplinari caso per caso.
La dichiarazione della Commissione Atleti del CIO su queste linee guida recita:
“Come atleti, siamo appassionati del nostro sport e del raggiungimento dei nostri obiettivi di prestazione sportiva. Per ognuno di noi, quella passione continua nella vita di tutti i giorni, dove sosteniamo il cambiamento su questioni di grande importanza per noi e per il nostro mondo. Questo desiderio di guidare il cambiamento può naturalmente rendere molto allettante la tentazione di usare la piattaforma di un’apparizione ai Giochi Olimpici per farci valere”.
Coventry, in particolare, ha dichiarato: “Avevamo bisogno di chiarezza e loro volevano chiarezza sulle regole. La maggior parte degli atleti ritiene che sia molto importante che ci rispettiamo l’un l’altro come atleti”.