L’Importanza Della Squadra In Uno Sport Individuale
L’errore più grande che si può commettere pensando ad un nuotatore è che sia solo.
Obiettivi individuali, medaglie individuali, percorsi e sogni individuali non rendono questo sport uno sport individuale.
Il nuotatore si crede solo. Ma un nuotatore non è mai solo.
Vive momenti di solitudine. Costante e quotidiana.
In acqua si sente solo, sul blocco quando i pensieri sono troppi o forse sono troppo pochi. Nella ricerca continua della forma perfetta, della gara perfetta non guarda a nessun altro se non a se stesso.
Non scende in un campo dove lo attendono altre dieci persone. Il suo errore non potrà giustificarlo con un passaggio sbagliato o un tiro fuori porta.
In allenamento non c’è tempo nemmeno per rendersi conto se in corsia si è in due, tre o dieci. Sai che ci sono gli altri solo se devi stare alle loro calcagna.
La solitudine a volte fa paura ed è un pensiero che si cerca di evitare fino a quando la vita te la sbatte in faccia.
In quel momento si cerca un appiglio. Qualcosa a cui aggrapparsi per non affogare. Perché anche se sapete nuotare, rimanere a galla è la cosa più difficile. E’ la sfida quotidiana, è la sopravvivenza dell’individuo.
L’appiglio un nuotatore ce l’ha sempre.
Ed è questo che non tutti riescono a capire. In uno sport fondato sull’individualismo il nuotatore ha l’appiglio chiamato
SQUADRA
Una squadra diversa dall’immaginario collettivo.
Spesso per un nuotatore la squadra è ciò che di più vicino al concetto di famiglia possa trovare.
Il mio team. La mia seconda casa fatta di gente normale alla vostra portata finché siete fuori dalla piscina, poi entrando in vasca ognuno assume il suo ruolo : il Capitano, il Secco Power, il ritadatario, quella che arriva per prima ed entra sempre per ultima.
Ognuno di voi dentro la ‘’Famiglia’’ ha un ruolo. Un’importanza ed uno scopo.
Vi è un legame che va al di là dell’allenamento, della gara, della stagione perfetta.
E’ la mano tesa oltre il muretto, quella che vi tira fuori quando l’acqua sembra arrivare alla gola e non lasciarvi respirare.
Non si tratta di livello, di andature o di talento.
La famiglia che ti trovi non sempre è quella che ti scegli.
E quando ti senti parte di qualcosa, accettato e supportato allora è lì che senti di valere qualcosa. Non perché sei il più veloce, non perchè sei quello sempre presente, ma semplicemente perchè sei tu.
Che tu sia un veterano, un esempio o alle prime armi.
Che tu abbia talento, che tu sia estroverso o sempre taciturno.
Ricordarti che anche tu hai un ruolo nella tua famiglia. E finché c’è un ruolo c’è appartenenza.
Uno per tutti. Tutti per uno.
articolo scritto con la collaborazione di Valentina Lucconi