50 giorni senza cloro è un articolo di una nostra lettrice, Ambra Serena Valli. Una nuotatrice, di cui accogliamo le emozioni.
Oggi sono 50 giorni.
50 giorni senza cloro, senza allenamenti, senza fatica.
Sono 50 giorni che non entro in una piscina, in una palestra.
50 giorni dove non ho litigato con il mio allenatore e non sono arrivata allo sfinimento dopo un allenamento.
Anche 50 giorni dove non mi sono pulita gli occhialini appannati e messo una cuffia.
50 giorni dall’ultima volta che mi sono sentita nel mio habitat naturale, a casa mia.
Senza il mio peggior rivale, il cronometro, senza sentire il cuore che pompa fino all’ultima serie, le braccia doloranti finite le ripetute a delfino e le gambe a pezzi dopo il lavoro finale.
Li ho contati perché prima mi sentivo libera, tranquilla, felice e soprattutto me stessa. Troppo spesso ho dato questi sentimenti, questi valori, queste routine per scontato non dandogli l’importanza che meritavano.
Il nuoto è un pezzo della vita, di me stessa. Come stareste voi senza un pezzo?
Ricominciare dopo così tanto tempo metterà tutti noi a dura prova, ma non sarà nulla in confronto a ciò che ci è mancato. Abbiamo resistito. Pianto in silenzio perchè quasi ci vergognavamo a mostrare le nostre fragilità in un momento così delicato per la salute di tutti. Ma ci sono.
50 giorni come i miei amati 50 metri. Si pensa che i 50 siano la gara più semplice. Invece ogni metro viene studiato e provato per mesi interi. Mesi di programmazione per meno di trenta secondi.
Toccheremo presto la piastra e sarà il momento di festeggiare, di guardare il tabellone e poi rimettersi cuffia e occhialini e tornare a lavorare di nuovo.
Più duramente. Forse saremo più arrabbiati, e con nuovi obiettivi.
L’unico aspetto positivo di questo periodo di quarantena e di rinuncia a tante libertà fondamentali, è che ci ha permesso di fare chiarezza nelle nostre vite e di capire quante cose belle c’ erano nella routine quotidiana scandita, a volte in modo fin troppo frenetico, dalle attività e dall’ affannoso rispetto degli orari.
Quante volte ci dicevamo che era troppo, che dovevamo rinunciare a qualche cosa..
Ora, dopo due mesi in cui ci è stato sottratto quasi tutto, di interminabili giornate con troppi spazi vuoti, rinchiusi tra le mura di casa, abbiamo finalmente capito che il problema non è il troppo, ma il troppo poco, la carestia che ha prosciugato le nostre vite.
Bellissimo pensiero… credo che questo periodo sia servito molto per guardarsi dentro e sarebbe tutto davvero sprecato se non ne uscissimo rinnovati nei sentimenti e nel rispetto per se stessi e per gli altri