Lo sport è spesso raccontato attraverso i suoi record, i suoi numeri, le medaglie appese al collo. Ma il nuoto – soprattutto quello femminile – è molto più di questo. È una lotta contro il cronometro, certo, ma anche contro gli stereotipi, contro le barriere culturali e contro i limiti imposti da chi, nel passato, riteneva che certe imprese fossero impossibili per una donna.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, vogliamo raccontare la storia di sette nuotatrici che non solo hanno scritto pagine leggendarie nella storia della disciplina, ma hanno anche contribuito a trasformare la percezione del ruolo delle donne nello sport. Atlete che hanno ridefinito i confini della resistenza, della determinazione e della grandezza, spesso sfidando condizioni avverse, pregiudizi o difficoltà personali.
Sette storie, sette voci, sette battaglie vinte dentro e fuori dall’acqua.
Nel corso della settimana, esploreremo i percorsi di queste donne straordinarie, partendo dalle pioniere che hanno aperto la strada per le generazioni future fino alle campionesse contemporanee che continuano a ispirare con la loro forza e il loro talento.
Simone Manuel – Oltre il Cronometro, un Simbolo di Cambiamento
Nel mondo del nuoto, dove la velocità è il metro di misura per eccellenza, Simone Manuel ha ridefinito il concetto di vittoria. Non solo per il numero di medaglie conquistate o per i record stabiliti, ma per l’impatto che ha avuto dentro e fuori dall’acqua. Il suo nome è sinonimo di talento, determinazione e cambiamento sociale, una voce potente che ha saputo trasformare lo sport in un mezzo di lotta e ispirazione.
Un’infanzia tra acqua e determinazione
Nata il 2 agosto 1996 a Sugar Land, Texas, Simone si è avvicinata al nuoto in un contesto che storicamente non ha mai favorito la partecipazione degli afroamericani. La relazione tra la comunità nera e il nuoto negli Stati Uniti è segnata da decenni di segregazione e discriminazione, con un accesso limitato alle piscine pubbliche e una cultura sportiva che, per anni, ha escluso gli atleti neri.
Crescendo, Simone si è trovata a navigare in un ambiente in cui le aspettative erano basse per chi, come lei, non aveva modelli di riferimento nel mondo del nuoto. Ma con il sostegno della sua famiglia e un talento naturale fuori dal comune, ha trasformato quegli ostacoli in motivazione, abbattendo barriere con ogni bracciata.
Rio 2016 – Il giorno che ha cambiato la storia
Le Olimpiadi di Rio 2016 sono state il momento che ha consegnato Simone Manuel alla leggenda. L’11 agosto 2016, la giovane sprinter si è tuffata nella finale dei 100 stile libero sapendo di competere contro le più grandi velociste del mondo, ma senza che nessuno la considerasse la favorita.
Eppure, in un finale al fotofinish, Manuel ha toccato la piastra in 52.70, diventando la prima donna afroamericana a vincere un oro olimpico nel nuoto individuale. Il suo volto incredulo e poi le lacrime di gioia mentre guardava il tabellone sono immagini che rimarranno per sempre nella storia dello sport. Quel giorno non ha vinto solo una gara, ha cambiato la percezione di un intero movimento sportivo.
Ma Rio non si è fermata lì: ha portato a casa anche un altro oro nella 4×100 misti, l’argento nella 4×100 stile libero e nei 50 stile libero**, dimostrando che il suo talento era ben più di una semplice sorpresa.
L’attivismo dentro e fuori dall’acqua
Dopo Rio, Simone Manuel ha capito che la sua vittoria andava oltre il nuoto. È diventata una voce per la diversità nello sport, parlando apertamente delle difficoltà affrontate da atleti neri in discipline storicamente dominate da bianchi.
Ha usato la sua piattaforma per denunciare l’ingiustizia razziale, sostenere il movimento Black Lives Matter e promuovere l’accesso allo sport per i bambini delle comunità meno abbienti.
Nel 2020, in un’intervista al New York Times, ha parlato apertamente del peso della rappresentanza, di come essere un simbolo comporti una pressione mentale enorme. Quella pressione, combinata con il sovrallenamento e la sindrome da sovraffaticamento, ha avuto un impatto sulla sua preparazione per Tokyo 2020.
Tokyo 2020 – Il ritorno più difficile
Le Olimpiadi di Tokyo 2020, disputate nel 2021 a causa della pandemia, sono state un banco di prova durissimo per Manuel. Dopo un ciclo olimpico segnato da problemi fisici e mentali, ha faticato nelle gare individuali, mancando la finale nei 50 stile libero, una distanza in cui era tra le favorite.
Ma anche nei momenti difficili, ha trovato il modo di essere decisiva. Nell’ultima gara della sua Olimpiade, la 4×100 stile libero, è stata inserita all’ultimo momento per dare il massimo nella batteria di qualificazione. Il suo contributo ha permesso agli Stati Uniti di accedere alla finale, e la staffetta ha poi vinto la medaglia di bronzo.
Il Ritorno ai Vertici – Parigi 2024
Dopo anni di lotta e riabilitazione, Simone Manuel ha completato il suo ritorno al massimo livello del nuoto professionistico nel 2024, qualificandosi per la sua terza Olimpiade consecutiva. Ai Trials di Indianapolis, Manuel ha dimostrato di essere ancora una delle velociste più forti al mondo, guadagnandosi un posto nella 4×100 stile libero e qualificandosi anche individualmente per i 50 stile libero.
A Parigi 2024, pur non riuscendo a conquistare un podio individuale, ha lasciato il segno nelle staffette: ha vinto due medaglie d’argento, una nella 4×100 stile libero, dove il team USA ha segnato un nuovo record delle Americhe (3:30.20), e un’altra nella 4×200 stile libero, in cui ha gareggiato nelle batterie.
Sebbene non sia più il punto di riferimento per la frazione finale delle staffette americane come in passato, il suo contributo rimane fondamentale. Il suo ritorno è stato un messaggio potente: non importa quanto sia difficile il cammino, con passione e determinazione è possibile risalire ai vertici.
Guardando al Futuro: Oltre il Nuoto
Oggi, a 28 anni, Simone Manuel continua a ispirare dentro e fuori dall’acqua. Il suo obiettivo è arrivare a Los Angeles 2028, le Olimpiadi in casa, per coronare una carriera straordinaria con un’ultima grande impresa.
Ma la sua eredità va oltre i risultati sportivi: ha aperto strade per le future generazioni di nuotatori afroamericani e ha dimostrato che lo sport può essere un potente strumento di cambiamento sociale.
Manuel ha fatto la storia non solo per le sue vittorie, ma per il significato che esse hanno avuto. Ha dimostrato che il talento non ha colore, che le barriere possono essere abbattute e che il nuoto, come tutti gli sport, deve essere un ambiente inclusivo e accessibile a tutti.
Mentre continua il suo percorso verso Los Angeles 2028, la sua eredità è già scritta: non è solo una campionessa, è un punto di riferimento, una forza di cambiamento, un modello per le generazioni future