Abbiamo scritto più volte che è nelle piccole piscine di provincia, delle periferie delle grandi città che si formano i campioni che poi rappresentano l’Italia nel mondo.
Lo aveva detto a gran voce Gregorio Paltrinieri pochi mesi fa durante i Campionati Europei di Budapest.
Federica Pellegrini aveva dichiarato “siamo tutti partiti dalla piccola piscina di paese”
Tuttavia, due anni di pandemia e di chiusure degli impianti hanno lasciato sul cammino un vuoto che difficilmente potrà essere colmato.
Ultima, in ordine di tempo, a subire la chiusura, è stata la piscina pubblica situata a Napoli, in via Ulisse Prota Giurleo, quartiere Ponticelli.
L’impianto, gestito da uno dei più titolati club della regione, il Circolo Canottieri Napoli, aveva una valenza fortemente sociale.
In quella piscina i corsi di nuoto erano gratis per l’utenza segnalata dalla comunità locale. Il CCN ha finora sostenuto le spese di gestione e manutenzione sia ordinaria che straordinaria.
Un contenzioso con il Comune di Napoli, moroso delle spese di manutenzione straordinaria e inadempiente nell’onere di riqualificazione della struttura, hanno portato alla chiusura definitiva dell’impianto.
IL VALORE SOCIALE DELLO SPORT
Per ogni piscina che chiude, ed è questo che si vuole sottolineare, ci sono 30, 50, o anche 200 ragazzi che vedono sfumare non il sogno di diventare campione, ma la semplice opportunità di non farsi ingoiare dalla realtà che li circonda. Una realtà che in alcune parti d’Italia, è più difficile rispetto ad altre.
Pasquale Sanzullo, in quella piscina ci è cresciuto. 23 anni, originario di Cercola, allenato oggi dal tecnico federale Emanuele Sacchi. Tesserato con il CS Carabine e cc Aniene, Pasquale ha vissuto l’adolescenza e la sua formazione al Circolo Canottieri Napoli, insieme al fratello Mario.
Oggi entrambi sono tra i migliori esponenti del nuoto di fondo targato Italia.
La valenza sociale di quella piscina è la stessa di tutte le altre piscine d’Italia che in questi due anni sono state costrette ad apporre un lucchetto ai cancelli.
Pasquale Sanzullo ha espresso i suoi sentimenti a riguardo in un post su Facebook.
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
Ho calpestato ogni mattonella di questo impianto.
Conosco a memoria la strada per arrivarci e so dirvi quanti secondi ci mette a diventare verde ogni semaforo presente lungo la strada.
Ho passato i primi diciotto anni della mia vita qui dentro e ho avuto la fortuna di conoscere dei dipendenti eccezionali che mi hanno accolto tra le loro braccia quando ero ancora in fasce.
Mi chiamavano Pasqualino!
Tutti i pomeriggi i miei genitori mi portavano qui. Prima di entrare in acqua era rigoroso guardare i cartoni animati delle 14:00 alla tv con i miei coetanei. Del resto lì fuori le alternative non esistevano.
Non parlo di piscine alternative.
Parlo di modi alternativi di sopravvivere al cancro di questo territorio: il Vuoto.
Lasciato da chi abbandona (motivatamente) questi quartieri e da chi li stupra con i suoi affari sporchi.
In queste terre si respira aria italiana, eppure non sembra.
Questa non è l’aria che respiro a Roma dove adesso mi alleno.
L’aria di Ponticelli è appestata dai rifiuti tossici che bruciano e dall’ignoranza favorita dall’abbandono scolastico.
È evidente come la probabilità che possa emergere un nuotatore da periferie come questa si riduca drammaticamente.
Ancora più evidente è quanto l’ambiente in cui nasci incida sulle ambizioni dei bambini.
È tragico pensare che ora sarebbe impossibile imparare la lealtà, conoscere il sacrificio. Capire quell’equilibrio tra gioia e responsabilità che mi ha insegnato il nuoto da quando sono entrato per la prima volta in questa piscina per guardare e tifare mio fratello Mario.
Quando frequentavo la scuola a volte mi dicevano che lo sport distrae dalle “cose importanti”.
Non rispondevo.
Adesso direi che lo sport salva la vita a chi nella vita non ha mai potuto scegliere.
“Nessuno si salva da solo”. Ricordiamocelo!
