Storie Di Nuoto, Di Lacrime E Fantasmi Nei Luoghi Del Cuore

STORIE DI NUOTO, DI LACRIME E DI FANTASMI

di Fabrizio De Serio

Ci sono alcuni luoghi che hanno un significato profondo. Un valore che trascende il pregio architettonico, la composizione molecolare o il valore netto contabile.

Sono i luoghi del cuore, del cervello, della fatica. 

Quei posti che ti hanno preso tutto, facendoti soffrire, piangere, ridere, sognare, sperare e, a volte, gridare per la rabbia.

In cambio, ti hanno plasmato, formato, elevato. In poche parole, hanno contribuito in modo determinante a diventare quello che sei oggi. 

Uno di questi è la Piscina Comunale di Modugno.

Fino a pochissimi anni fa, Reggia del Nuoto.

Oggi, castello stregato, dimenticato e infestato.

Per comprendere di cosa sto parlando, bisognerebbe varcare il suo cancello divelto, arrugginito e protetto da filo spinato. 

Un tempo, questo rudere era il baricentro dello sport acquatico pugliese.

Con cadenza settimanale, in un calendario frenetico, si disputavano gare di nuoto, pallanuoto, sincro, tuffi, nuoto pinnato ed anche discipline insolite come l’hockey subacqueo ed il canoa polo. 

Nei restanti giorni, vi erano migliaia di utenti che affollavano le vasche e le palestre, il bar, il centro benessere e le sale per il fitness. 

Tante volte ho avuto la netta impressione che l’impianto fosse vivo e senziente.

Cambiava pelle con una rapidità sorprendente e, quando calava la sera, non dormiva quasi mai, diventando un luogo di ritrovo per atleti ed utenti. 

L’aria di festa pervadeva la grande sala ristorante ed il prato esterno, curatissimo ed ombreggiato da alberi robusti e rigogliosi. A dire il vero forse non erano tanto robusti.

Sebbene la struttura avesse la forma esterna austera e regolare  di un grande parallelepipedo di cemento, internamente era costellata di spazi destinati alle attività più disparate in un dedalo indecifrabile per i neofiti. 

Ogni stanza aveva una funzione, ogni metro cubo era valorizzato.

ciascuno trovava la motivazione per unirsi a quella comunità festosa. 

In questa stanza, ricordo, si allenavano alternandosi danzatrici ed amanti delle arti marziali. 

Infine, c’erano loro. Le vere protagoniste:

Due bellissime vasche per le attività acquatiche. 

La prima delle due, la più piccola, era destinata al nuoto neonatale, alla riabilitazione ed a programmi mirati di preparazione fisica per le squadre di volley e calcio che si allenavano nel vicino palazzetto. 

Ed è proprio in questa vasca che mio figlio Marco ha imparato a nuotare. Non con un istruttore di nuoto, bensì con me.

Da quando aveva circa due anni, ogni domenica mattina sguazzavamo in quel brodo primordiale, giocando, ridendo e inventando giochi spericolati.

Verso la fine della mattinata, quando lui era oramai stanco, lo sostenevo delicatamente in posizione supina con la mano sotto la nuca e, facendolo scivolare lungo la vasca, gli raccontavo la saga di Frodo ne “Il Signore degli Anelli”.

Lui chiudeva gli occhi ed, insieme a me, volava nella Terra di Mezzo, sfidando Nazgûl e orchi UruK-Hai.

catalizzatore di emozioni pulite

Per noi due, e per tanti come noi, quella vasca non era solo una piscina, era un catalizzatore di emozioni pulite, un trasformatore di ricordi ad alto voltaggio, una fabbrica di legàmi in pura seta.

Se il mio amore per Marco è indissolubile (e viceversa) il merito è anche di questa vasca che, purtroppo, stento a riconoscere.

Ma la regina incontrastata della struttura era la vasca da 35 metri. Superato lo spogliatoio, che si incontrava subito dopo la reception, si stagliava lei, in tutto il suo fulgore.

Era stupenda, davvero. Sempre luminosa grazie all’acqua cristallina ed allo scintillio dei sorrisi di uomini e donne che la frequentavano.

Quante nuotate, quante sudate, quante liti, quante riappacificazioni!

Quanta gente che silenziosamente accarezzava i flutti di uno specchio che sembrava un lago destinato a lambire quel tratto di terra per sempre.

Fino a quando un temporale ed una folata di vento si è portato via un pezzo di tetto.

E la piscina ha iniziato a gocciolare.

Ecco cosa resta di lei oggi.

Un prato ripugnante di vegetazione che sovrasta l’acqua ed umilia la sua nobiltà. 

Muffe nauseabonde e felci infestanti hanno deriso le speranze degli utenti prendendosi tutta la scena, come attori macabri di un film di George A. Romero. 

E, poi, vetri rotti, manicotti rubati, impianti elettici divelti e sottratti e due scritte in dialetto barese “l piscin comunal” e “sciat a fa l (irripetibile)”.

Firme sguaiate degli altri protagonisti di questa storia squallida ed empia: i teppisti, i ladri, la delinquenza organizzata. 

Tutti quelli che per viltà, interesse o mera stupidità hanno inferto il colpo mortale ad un impianto agonizzante.

Solo oggi ho intuito che quelle gocce che cadevano in piscina e che il gestore tentava di contenere con secchi d’acqua sparsi ovunque non erano semplici gocce, erano lacrime.

La piscina sapeva, aveva intuito già come sarebbe andata a finire.

Aveva osservato e studiato per anni migliaia di persone e comprendeva che l’animo umano è corrotto dall’insipienza, dalla pigrizia e dalla cattiveria.

E lei era troppo pura, altera ed indifesa per essere rispettata ed amata per sempre.

Oggi, i fantasmi che si aggirano nelle sue stanze si sono moltiplicati ed hanno infestato altri impianti, in giro per l’Italia.

Ma questa non è un’epidemia spiritica come sto romanticamente cercando di rappresentare. 

Questa è semplicissima, schifosissima, volgarissima incapacità politica.

A cura di Fabrizio De Serio

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Luca Renò
4 months ago

Davvero un bel racconto, a dir poco commuovente.
Sono di Modugno e per ben 7 anni questa pisicna è rimasta chiusa. Ora come in un sogno o come se Modugno fosse stata catapultata in un mondo fiabesco, i lavori di ristrutturazione sono iniziati e sono tutt’ora in corso, ma la domanda che mi turba molto è: Chissa se li finiranno? E quale futuro aspetta all’impianto natatorio?

About Giusy Cisale

Giusy Cisale

 GIUSY  CISALE Giusy Cisale graduated high school at the Italian Liceo Classico "T.L. Caro" where she was engaged in editing the school magazine. In 2002, she was among the youngest law graduates of the  Federico II University of Naples (ITA). She began her career as a Civil Lawyer, becoming licensed to practice law …

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