Mi piacciono i castelli di carte.
Un’ equilibrio costante basato sulla posizione di ogni piccola parte.
La stessa pila che può essere di tutti, ma non di tutti è quel castello che a volte si può vedere.
Il nuotatore costruisce dal basso la sua cima.
Bracciate come tessere di un domino. Un’arte nel trovare la posizione equidistante l’una dall’altra. Tutte importanti. Tutte uguali.
Dove le imprecisioni possono esserci, ma potrebbero fermare un percorso già scritto.
L’equilibrio può essere effimero. In fondo non c’è niente di sicuro.
Un castello di carte può crollare con un soffio di vento e spesso ci si ritrova a ricostruire tutto dal basso.
Ma senza incertezza, non avrebbe senso la vetta. Non sarebbe lo stesso se non ci fossero variabili. Incostanti e difficili.
Pensate. Esistesse solo il modo di fermarle per sempre quelle carte, non sarebbe più speciale arrivare in alto. Un pò come ci si prepara per mesi alla gara dell’anno. Una qualifica. Un campionato regionale. Un tempo da raggiungere.
Ogni singolo allenamento è servito per creare quel momento di adrenalina ed incertezza. Un bilanciamento di sicurezza, forza, paura e confronto. Si gareggia con se stessi. Contro gli altri e contro il cronometro.
Un continuo alternarsi di pensieri tra la paura di fallire e la voglia di provare una gioia eterna.
Tuttavia nulla è certo. Anche se il percorso è stato giusto. Anche se tutto sembra essere stato scritto per poter chiudere un cerchio.
Eppure non sempre accade.
Fossero semplici i sogni, non avremmo fatto tutta questa fatica per raggiungerli.
Ed un nuotatore lo sa.
Soprattutto perché il suo percorso è fatto di cadute. E più un alto si sale, più dura può essere la risalita.
Mi piacciono i castelli di carte perché forse mi ricordano quella voglia di sentirsi speciali quando tutto può crollare in un solo momento.
Non tutti sono in grado di scavare nel profondo di se stessi. Bilanciando ad arte carta dopo carta, fragilità dopo fragilità.
Si deve aver provato una caduta per apprezzare la vetta. E’ proprio quell’equilibrio di gioia e stanchezza, evoluzione e frustrazione che ci porta a tornare dove si è stati bene. Anche quando una caduta sembrava essere l’ultima. La più dura da cui potersi rialzare.
Chi guarda uno sportivo senza essere uno sportivo non riesce a comprendere cosa lo spinga a provarci ancora. Ma in fondo è giusto così.
Non a tutti piacciono le cose difficili. Non tutti sono pronti a veder crollare il proprio equilibrio decine di volte, per trovare quelle tessere bilanciate ad arte proprio quando nessuno più ci credeva.
Mi piacciono i castelli di carte proprio perché ogni carta bilanciata ad arte crea forza ed instabilità al tempo stesso.
Articolo a cura di Valentina Lucconi